Calcio femminile , l’Inghilterra è campione d’Europa a Wembley

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Davanti al pubblico di casa, le inglesi vincono in finale 2-1 contro la Germania, con un record di pubblico: 87.192 spettatori. Conquista così il torneo per la prima volta nella storia. E il calcio femminile in Inghilterra fa un balzo in avanti

Photo LiveMedia/Nigel Keene/DPPI , England, July 31, 2022, UEFA European Football Championship FOOTBALL – WOMEN’S EURO 2022 – FINAL – ENGLAND v GERMANY Image shows: General view during the UEFA Women's Euro 2022, Final football match between England and Germany on July 31, 2022 at Wembley Stadium in London, England LiveMedia – World Copyright

Calcio femminile, l’Inghilterra sta avanti. E l’Italia?

Ancora Wembley, ancora una finale. Ma con una conclusione diversa. La nazionale vincitrice questa volta è l’Inghilterra, mica come l’anno scorso. A differenza dei loro colleghi uomini le giocatrici inglesi del torneo europeo hanno portato a casa la vittoria. Hanno battuto 2 a 1 la Germania portando a casa il primo trofeo internazionale della storia del calcio femminile inglese. Il secondo dopo i Mondiali maschili vinti, sempre in casa, nel lontano 1966.
I 17 milioni di telespettatori che hanno seguito la finale è indice di un fatto, il calcio femminile inglese sta avanti. Infatti, se è vero che da circa un mese si è formalizzato il passaggio al professionismo del calcio femminile italiano, c’è da dire che le tesserate si aggirano attorno ai 31mila. In Inghilterra sono 130mila.

Numeri diversi che rispecchiano il trend del paese. In Italia c’è il professionismo ma c’è ancora tanto da fare. In Inghilterra questo sport è partito dalle retrovie ma il passo è stato più grande. Oltre al balzo delle tesserate, ai risultati portati a casa, c’è anche un altro fondamentale aspetto. Si chiama sponsor. Effettivamente c’è stato un incremento del 45% delle sponsorizzazioni. Che significa questo? Soldi. E così tutto ciò che ne consegue. Investimenti nelle strutture e esigenza strategica di piazza un prodotto, che lì è anche televisivo. Qui in Italia invece queste povere professioniste, sono davvero “povere” . Si parla rispetto al salario maschile. Un uomo che fa il calciatore guadagna i milioni di euro. Il salario minimo fissato per una giocatrice è di 26mila euro.

Una strada ancora lunga

Ovunque in altre parti d’Europa è diverso. Esiste quantomeno un’intenzione di cambiare le cose, stringendo il gap salariale tra donne e uomini. Gap che da altre parti del mondo, come Nuova Zelanda e Usa, è già stato abolito. L’equal pay è una realtà.
Ma in Italia questo riguarda in effetti solo il calcio. La pallavolo femminile, ad esempio, nella nostra penisola oltre a contare 250mila tesserate ha un ricavo medio di 2 milioni di euro (120% in più del calcio femminile). Certo, il passaggio è un passo verso il cambiamento. Un potenziale fattore di crescita del movimento. Ma la strada è ancora lunga. Così come la distanza con gli altri paesi. In Italia non si è ancora superato il tetto delle 100mila tesserate. In Germania e in Svezia sono il doppio. Il secondo dei due paesi ha una popolazione sei volte minore rispetto all’Italia.

Parlando di palmarès è anche peggio. Ad esempio, il trofeo più prestigioso, la Champions League, non è mai stato vinto da un club italiano. La Francia invece, è una presenza fissa. L‘Olympique Lione l’ha vinta sei volte, su otto finali disputate. In finale è andato anche il Paris Saint Germain. Il punto più alto per le squadre italiane è stato raggiungere la finale quest’anno. Giocarla. Perderla. Ma un bel traguardo, senza dubbio. Frutto di un movimento che fa passi avanti, ma molto lentamente e forse dovrebbe velocizzare. Perché con questi risultati non si avvicinano i tifosi e con questi numeri e questo ritmo non si avvicinano gli sponsor.

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