Uno, quello rossonero, dovrebbe sorgere nei pressi dell’Ippodromo ‘La Maura’. L’altro, dei nerazzurri, vicino Rozzano. Da diversi anni, si parlava di rinnovare San Siro a carico dei due club, poi c’è stato lo split. Milan e Inter vogliono due stadi separati. Ma servono davvero? Più ricavi con gli impianti di proprietà o solo una ‘favoletta’?
Utopia vs burocrazia. Milan-Inter, due nuovi stadi per salvare il calcio italiano. La svolta?
Una nota pubblicità recita: “I rotoloni regina non finiscono mai” e la frase potrebbe riassumere al meglio l’infinita telenovela riguardo la questione stadi di Milan e Inter. Era la stagione 2009-2010, quando, per la prima volta, si è parlato di due impianti separati. Per rendere l’idea, nei rossoneri ancora giocava Seedorf e l’Inter vinceva il triplete. Sono passati 13 anni. Siamo ancora allo stesso punto. Perché l’Italia, si sa, è il paese della burocrazia dai tempi biblici, delle Amministrazioni che ripetono solo “Dobbiamo valutare prima il da farsi” e dei comitati cittadini contro qualsiasi cosa. Nel frattempo, però, sulla questione stadi, siamo dietro anni luce rispetto a Premier, Liga e Bundesliga, dotate di impianti galattici rispetto a quelli nostrani, la maggior parte fermi ai rifacimenti di Italia ’90. In Serie A, ad oggi, solo 4 società hanno uno stadio proprio, Juventus, Udinese, Sassuolo e Atalanta. In Inghilterra l’opposto.
Ma sarà arrivata l’ora di adeguarci? Impianti ‘stagionati’, vedi il Maradona di Napoli, oppure privi del comfort visivo, come l’Olimpico con la sua sconfinata pista di atletica. L’evoluzione del calcio italiano passa necessariamente dalla questione stadi. Negli ultimi anni, Milan e Inter hanno provato a sbrogliare la matassa, ma burocrazia prima, reticenze del Sindaco durante e finanze societarie poi, hanno rallentato tutto. Agli albori, l’intenzione era di trasformare il Meazza nel ‘Nuovo San Siro’, ora il quadro sembra tutt’altro. Due stadi per due club. Il Milan nella zona dell’Ippodromo La Maura, mentre l’Inter presso Rozzano. Costi? Quasi un miliardo cadauno, mantenendo gli 80.000 posti di San Siro. Si tratterebbe di una significativa svolta per il nostro calcio. Due tra le più importanti squadre italiane con stadi propri, attirerebbero investitori e sponsor. Rossoneri e nerazzurri si assicurerebbero introiti tra biglietti, eventi correlati e attrazioni a fare da cornice.
Quasi 5 milioni l’anno per l’affitto di San Siro. Tutti a lezione dallo Juventus Stadium
Gli stadi di oggi non sono semplici stadi, sono un grande contenitore di attrazioni, svago, divertimento e socialità. Ad esempio gli impianti britannici, tra ristoranti, mini-luna park, musei, negozi o studi sanitari, al loro interno hanno tutto. Su questa strada viaggia la Juventus, che, dal 2011, con l’Allianz Stadium, è un esempio per tanti club. La casa bianconera è stata sviluppata ispirandosi agli stadi dei grandi club europei, con le dovute proporzioni, visto che lo ‘Stadium di Torino’ può contenere solo, si fa per dire, 40.000 tifosi. Con un investimento di 155 milioni, datato 2009, in circa 10 anni, l’impianto ha portato nelle casse juventine quasi 800 milioni. Cifra pazzesca, figlia dei ricavi domenicali e delle tante attività che contornano lo Stadium. Questo il binario, al quale, anche Milan e Inter vorrebbero agganciarsi. Gli stadi di proprietà garantirebbero un tesoretto annuo da reinvestire per migliorare la rosa.
Cancellerebbero i pesanti affitti comunali. Finora, rossoneri e nerazzurri hanno sempre sborsato una cospicua quota per utilizzare San Siro. Nelle ultime 8 stagioni, quasi 65 milioni spesi dalle milanesi (circa 32 a testa). In media, 4/5 milioni annui, che, visti i costi crescenti del calcio odierno, potrebbero fare comodo. Insomma, per mettersi al pari di colossi come Real, Barcellona o PSG, lo stadio di proprietà sembra indispensabile. Ne sa qualcosa la Juventus che, anche grazie ai ricavi della sua ‘arena’, ha potuto realizzare importanti investimenti, aldilà delle attuali beghe giuridico-finanziarie. Avere un impianto privato, oltre a risparmiare milioni di affitto, darebbe maggiore autonomia, troppo dipendenti dagli introiti dei diritti tv. Certo è che vedere San Siro vuoto nel prossimo futuro, farà male al cuore, dopo che in questa stagione registra sold out ad ogni partita. Per ora, tutto in stand-by, visto che sarà il fulcro delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.