Vincenzo Mangiacapre: “L’amore per la boxe mi ha salvato”

Ultime notizie

Jannik Sinner: quando essere il migliore non basta

L'altoatesino è il numero 1 del mondo e arriva...

Toprak Razgatlioglu, il dominatore incontrastato

Con 64 punti di vantaggio su Nicolò Bulega, il...

Quello del 2024 è il miglior Bagnaia di sempre?

Velocissimo, vincente e sempre meno incline all'errore, il pilota...

Con Jorge Martin l’Aprilia può sognare

Sfumata nuovamente la possibilità di passare al Ducati Lenovo...

Share

Vincenzo Mangiacapre nasce a Marcianise dove l’amore per la boxe sboccia in modo quasi naturale. E’ la capitale della nobile arte. Da lì ha raggiunto Londra nel 2012 e ha vinto un bronzo. “Un’emozione indescrivibile per me che avevo solo 22 anni”

Vincenzo Mangiacapre: “Quando ho iniziato a fare sul serio ho iniziato a vincere”

Una gioventù complicata, passata sulle strade più dure di Marcianise.
Un racconto di rinascita, e di riscatto. Questa è la storia di Vincenzo Mangiacapre, nato nel 1989 a Marcianise. Ed è anche la storia del libro scritto pugno dopo pugno, grazie al grande potere curativo della boxe. Il titolo è Senza Guardia e racconta la storia di un amore. Quello per la boxe, la nobile arte. La storia di Vincenzo dovrebbe arrivare all’orecchio di tutti perché racchiude, in un arco lungo poco più di trent’anni, tutta l’essenza dello sport e della vita. In arte lui è Matrix, ma fuori dal ring è Mursett’, in dialetto campano, duro fuori e morbido dentro. Così si descrive fuori dal ring. Soprattutto da quando, nel 2017, è diventato papà di Mia. “Solo lì la boxe è passata in secondo piano. L’amore della mia famiglia lo ha rimpiazzato. Oggi non mi manca la competizione, mi alleno ogni giorno.” spiega Vincenzo.

Quest’anno ho smesso. Ho iniziato molto piccolo a fare boxe, avevo 9 anni. Poi intorno al 2009 ho iniziato a fare sul serio. E sono diventato titolare nella squadra italiana. Quando nel 2011 sono entrato nel corpo della Polizia Penitenziaria è diventato un mestiere. Ci sono entrato per meriti sportivi dopo che avevo vinto la medaglia europea e mi ero qualificato per le Olimpiadi di Londra. Insomma quando ho iniziato a fare sul serio ho iniziato a vincere”. E a Londra vince la medaglia di bronzo. Così, partito da Marcianise conquista i Giochi Olimpici. D’altronde Marcianise è una terra difficile, lontana dalla metropoli e dalla mentalità londinese. Ma è la capitale del pugilato. Dei 7 qualificati olimpici nella capitale inglese, 3 erano di Marcianise. Da lì vengono Clemente Russo, Angelo Musone, Domenico Valentino. 40mila abitanti e 5 palestre di boxe, le più rinomate d’Italia.

Vincere porta a vincere, quando lo sport salva la vita

A Marcianise o diventi pugile, o calciatore o delinquente” racconta Vincenzo Mangiacapre. “A me il pugilato ha salvato la vita. Mi ha permesso di emergere. Qui non si ha molta scelta. Per questo oggi cerco di portare tanto sport a Marcianise. Spero che l’effetto che ha avuto su di me lo abbia su altri giovani“. Certo la voglia di farsi valere resta una condizione di partenza necessaria. “Non serve cattiveria per diventare un pugile, serve voglia di vincere. E’ una salvezza perché insegna il rispetto delle regole, altro che sport violento!”
Tra voglia di vincere e voglia di riscatto Vincenzo vuole aiutare altri giovani affinché lo sport diventi un volàno per loro. Così organizza molti eventi sportivi.
E ha anche scritto un libro. “Senza guardia. Dalla strada alle Olimpiadi con la vita in pugno“. Il libro che racconta la sua storia, il suo esempio.

Oggi sono un poliziotto penitenziario. In passato sono stato in prigione. Il pugilato mi ha permesso di passare dall’altra parte della barricata.” spiega l’atleta. Così da chi ha vissuto le sbarre da due diversi punti di vista racconta ciò che la boxe rappresenta per chi la pratica a livello amatoriale. “Sia per i carcerati che per i medici o gli avvocati la boxe rappresenta uno sfogo.” Mentre a livello professionistico l’Italia vive un bel momento dopo il Mondiale. “Oggi si vuole riportare la boxe a come era un tempo senza stravolgimento di regole. Per esempio hanno tolto il caschetto. Quando lottavo io hanno cambiato 4,5 normative che ti confondevano anche. Oggi finalmente si vuole riportare il professionismo. E’ un bel momento per le nuove leve. Sono contento abbiano vinto perché vincere porta a vincere.”



spot_img