Lo sport e la sostenibilità possono correre di pari passo? Sì, lo dimostra “La pista di Pietro”. Iniziativa che, riutilizzando scarpe sportive vecchie, realizza nuove piste di atletica. Ce ne parla Nicolas Meletiou, fondatore di ESOsport – iniziativa di ESO Società Benefit.
Di sport e sostenibilità in nome del campione italiano
C’è una pista di atletica che coniuga sport e sostenibilità. È “La pista di Pietro” che, dedicata al campione Pietro Mennea, è stata presentata al pubblico nel settembre 2019 al Foro Italico di Roma. Inaugurata in occasione della Settimana europea dello sport, la pista è sia rimovibile che itinerante, come vedremo fra poco. L’iniziativa, patrocinata dalla Comunità e dalla Commissione Europea a Roma, beneficia della sponsorizzazione della Federazione Italiana di Atletica Leggera, Vibram e Credito Sportivo. A seguire il progetto anche Manuela Oliveri, moglie di Pietro Mennea, che ha donato un paio di scarpe del successore di Dorando Pietri. Un gesto che testimonia la presenza della sua tenacia in ogni “pista di Pietro”. A ricordarne i record, i led posti ai lati della pista che brillano al ritmo delle sue falcate.
La striscia lunga 60 metri, dotata di tre corsie, nasce grazie al riciclo di scarpe da running. Una volta trasformate, le calzature diventano materia prima seconda che può essere posata ed utilizzata dalla comunità. Il circolo virtuoso nasce dal gesto dei cittadini che, una volta consumate le proprie scarpe, possono lasciarle negli spazi ludico-sportivi che ne facciano richiesta. Dopodiché, i Comuni raccolgono il tutto. “Il nostro compito è trasformare le scarpe in nuova materia – spiega Nicolas Meletiou, fondatore di ESOsport. Dopodiché restituiamo gratuitamente al Comune il materiale ottenuto. Quindi si procede con la posa della pista”.
La pista itinerante dagli sportivi per gli sportivi
“Attualmente vi è un’unica pista che, presto, potrà essere riprodotta dagli enti locali interessati – spiega Nicolas Meletiou. Alcuni Comuni, fra i quali Sedriano (MI) stanno effettuando la raccolta di scarpe “esauste” per costruire una pista di Pietro fissa all’interno del loro territorio. In questo modo i ragazzi possono utilizzarla in modo permanente”. Forse anche per via del Covid-19 la popolazione è maggiormente sensibile alle buone pratiche ambientali. “I Comuni che hanno già sottoscritto con noi un accordo stanno andando avanti con la raccolta che ha subìto un rallentamento a causa della chiusura di scuole e spazi ludici” dove si trovano i raccoglitori. “Tuttavia con la ripresa abbiamo segnali positivi, quindi siamo molto soddisfatti”.
Ma le calzature non sono le uniche protagoniste. Lo sport è pieno di oggetti che, una volta esausti, provocano un forte impatto ambientale. Cosa altro può essere riciclato? “Recentemente abbiamo introdotto anche la raccolta delle palline da tennis, delle camere d’aria delle bici e, fra poco, inizieremo quella dei palloni da basket”. Grazie al riciclo di tutti questi oggetti è possibile realizzare anche la pavimentazione antitrauma del “Giardino di Betty”. Sappiamo quanto gli atleti, sia amatori che professionisti, possano affezionarsi agli attrezzi con cui condividono fatica e vittorie. “Si tratta di un percorso fatto in modo che tutto il materiale che tanto ha dato ad uno sportivo non diventi spazzatura ma possa essere rigenerato per offrire altri servizi agli sportivi e alla comunità”.
“La pista di Pietro”, un’idea nata correndo
L’idea di coniugare sport e sostenibilità nasce da uno scambio di battute fra Nicolas Meletiou e un amico maratoneta, Marco Marchei – due volte membro della Nazionale olimpica di atletica leggera nonché padre di Valentina, pattinatrice sul ghiaccio. “Mi disse di avere 15 paia di scarpe da ginnastica con cui aveva corso le più belle gare e vinto i più bei premi”. Da qui il dispiacere di doverle gettare in un cassonetto. “Visto che mi occupo di rifiuti, mi ha chiesto cosa avrebbe potuto fare con quelle scarpe. Da lì è iniziato tutto. Abbiamo pensato di lanciare un progetto basato sull’economia circolare e sulla sostenibilità ambientale. In più, si dà un buon esempio alle nuove generazioni”.
Nicolas ha conosciuto anche Massimo Vallati, presidente del Campo dei Miracoli, il primo campo di Calcio Sociale in Italia. Da lui ha appreso la storia di Corviale. “Voglio assolutamente raccogliere i fondi necessari per costruire il ‘Giardino di Betty’ anche in questo quartiere periferico di Roma e dare uno spazio di gioco ai bambini”. Della raccolta fondi se ne sta occupando l’associazione Gogreen onlus, presente sulla piattaforma Wishraiser: “la nostra è quasi una missione”.