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Ecco chi sono gli atleti italiani della Spartan Race

La Spartan Race, oramai la conoscono quasi tutti. Per quelli fermi agli spartani di Leonida, la Spartan è una corsa a ostacoli pensata per portare il corpo ai limiti della sopportazione. Gli atleti corrono per decine di chilometri su strade sterrate e fangose, devono superare ostacoli o completare prove. In pochi anni ha conquistato fan e atleti in tutto il mondo. Manuel Moriconi è uno degli atleti spartani più titolati d’Italia. Insieme a Giada Gelonese, formano un bella coppia di corridori nel fango: nella vita, come nello sport che hanno scelto.

Giada Gelonese durante una gara di Spartan Race

Manuel, Giada e i moderni spartani

Sono costretto a intervistare Giada e Manuel, attraverso il freddo contatto di uno schermo. La giovane coppia (lui del ‘91, lei del ‘92) vive e abita in Umbria e li trovo chiusi in casa di lui, all’interno dell’azienda agricola di famiglia. Impacciati e timidi entrambi, ci vuole un po’ perché si abituino a qualcuno che gli fa domande sulle loro vite. La prima cosa che mi viene da chiedere a Manuel Moriconi è come gli sia venuto di correre le Spartan Race, facendo già un lavoro così faticoso. “In estate con l’azienda agricola c’è tanto da sudare ma in inverno l’attività rallenta. Così anche il mantenimento fisico, quindi cercai qualcosa che mi tenesse attivo anche in inverno, rimanendo all’aria aperta”.

Giada Gelonese invece ha tutt’altro background. Faceva la ballerina prima di gettarsi nel fango e la corsa non faceva affatto per lei. “Durante gli studi di scienze motorie all’università, facevo atletica, prevalentemente corsa. Per me era uno sforzo enorme, mi piaceva correre ma sentivo di farlo senza uno scopo che non fosse solo quello di star bene fisicamente.” Per entrambi, la svolta è arrivata grazie a Youtube. È proprio grazie al Tubo social se la Spartan Race si è diffusa così velocemente in tutto il mondo e per Giada e Manuel non è stato diverso: “ci siamo incuriositi guardando i video delle prime Spartan. La carica, l’adrenalina e il fomento che ispiravano ci hanno convinti a partecipare. L’idea di potersi mettere alla prova ci ha convinti.”

Manuel Moriconi, l’atleta di Gubbio è uno dei migliori italiani nella Spartan Race

Uno sguardo alla Spartan Race

Nelle Spartan Race, lo sforzo principale è quello di correre. Correre senza pensare a nulla e cercare di combattere la fatica. Per questo gran parte della preparazione atletica è concentrata sulla corsa ma di certo non è l’unica difficoltà che devono superare gli spartani. Ciò che ha reso note queste corse campestri in chiave moderna, sono gli ostacoli montati sul percorso. Ce ne sono di diversi tipi e solo recentemente sono stati standardizzati. “In questo modo – spiega Giada – gli atleti possono prepararsi adeguatamente alle gare.” Gli ostacoli possono essere fisici (come palizzate da scavalcare o strisciare sotto i reticoli) oppure di forza (come il trasporto di pesi). “A volte ci sono anche i memory test: una sequenza alfanumerica che ti dicono allo start e che devi ripetere in un momento a caso della corsa.”

Per allenarsi a casa, Manuel si è costruito i suoi ostacoli in giardino. Lo spazio in azienda non manca e anche in caso di clausura forzata, lui e Giada possono allenarsi. “Conosciamo prima gli ostacoli presenti nelle gare, quindi possiamo prepararci al meglio” ma per Manuel Moriconi non è solo la forza o la preparazione a fare uno sportivo (spartano) di alto livello. “Nelle Spartan difficilmente vince il più forte: il più bravo è quello con più chance di tagliare per primo il traguardo.” Le Spartan Race sono gare di resistenza molto più che di forza. “Bisogna allenare molto la mente e abituarla alle fatiche del corpo – ci dice Gelonese -. In questo, la nostra preparazione è molto simile a quella di un maratoneta. La mente è quello che dobbiamo allenare di più”.

Il trasporto è uno delle difficoltà durante una Spartan

Ostacoli, penitenze e percorsi spartani

Se durante una gara, un atleta sbaglia un ostacolo o fallisce una prova, deve ripetere la sequenza (nel migliore dei casi). La penalità più comune, però, sono i burpees (flessioni a terra con salto e ripetizione). Non solo la corsa, il fango, gli ostacoli: le penalità puntano a spezzare la resistenza dei partecipanti. “Non si parla solo di resistenza fisica – dice Manuel – ma anche e soprattutto di quella mentale. Bisogna rimanere concentrati per non cedere alla fatica e alla frustrazione.” La testa, però, è forse la parte più difficile da allenare ma per un atleta è fondamentale che la mente non lo abbandoni nell’ora del bisogno. Molto più delle gambe. “La testa era ed è il mio punto debole – confessa Giada -. Dopo le prime gare e i primi buoni risultati, le aspettative che si creano intorno a te sono molte. Vuoi soddisfarle, devi soddisfarle ma in gara ci sono molte altre atlete. Qualcuna la vedi sorpassarti; altre superano un ostacolo meglio di te; altri sono più forti di te. Questi pensieri possono spezzarti il fiato mentre corri”.

Il lancio del giavellotto vecchia maniera

L’unico modo per aumentare la propria resistenza mentale, a detta di Manuel e Giada, è allenare anche questa. “Più è duro l’allenamento, più la mente si abitua a riconoscere un corpo affaticato e quindi a gestirlo nei momenti di massimo stress”. Un altro suggerimento degli spartani italiani è quello di conoscere se stessi. “È inutile partire dalle gare Elite, meglio iniziare con qualcosa alla propria altezza”. I nostri due spartani, infatti, corrono nelle categorie più hard della corsa: la super (10km e 25 ostacoli) o la beast (21km e 30 ostacoli), vedendosela con atleti nella categoria Elite, quella dei professionisti. “Ma ci sono categorie e gare per ogni livello – spiega Giada -: esistono anche le Spartan per bambini, l’importante è trovare quella con cui ci si può divertire e al proprio livello”. In fondo è questo quello che interessa e anche i due spartani che sembrano attratti molto più dal divertimento che non dai risultati (seppur importanti). “Anche stando ad alti livelli – confessa infine Manuel – e facendo tante gare, tutt’oggi per me la felicità più grande è arrivare in fondo alla corsa”.

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