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Marco Pentagoni: in questo mondo è più facile saltare senza una gamba che essere accettati

Marco Pentagoni

Marco Pentagoni nasce il 23 giugno 1999 a Vercelli dove vive tuttora e dove il 19 giugno del 2013 è rinato. Una rinascita arriva sempre dopo un punto d’arresto, che per lui si chiama caduta da un tetto. Un incidente in cui ha perso la gamba destra ma non il suo coraggio. Un ragazzo in età preadolescenziale che però grazie a una forza da gigante si è rialzato con una gamba che ha la forza per due.

Marco Pentagoni – credits: Marco Mantovani, FISPES

La rinascita e la forza di cambiare

Classe ’99, abbiamo detto, e due grandi doti: forza e volontà. Questo è Marco Pentagoni in due parole. Questo è quello che trasmette parlandoci, ma le parole che ha usato lui sono molte di più. “La mia vita è cambiata molto, doveva cambiare ma io la volevo rendere comunque bellissima e questo mi ha dato la forza, mi sono impegnato ponendomi un obiettivo: le Paralimpiadi. Ho pianto mezz’ora appena successo l’incidente poi ho cercato subito di rimettermi in piedi.” Non sarebbe potuta andare diversamente per Marco che un atleta lo è sempre stato. “Ho sempre amato lo sport ma dopo l’incidente gli ho dedicato la mia vita. In seguito all’incontro con Bebe Vio ho cominciato a correre, all’inizio non per gareggiare. Con tanto lavoro le cose sono cambiate e quando iniziano ad arrivare i risultati è una grandissima emozione. Da quel momento lo sport ha assunto un significato diverso, ora gli dedico gran parte del mio tempo.

Ad essere cambiato è anche il tipo di sport, prima Marco giocava a hockey: “uno sport di squadra dove anche gli allenamenti sono diversi“, spiega l’atleta. “Prima avevo quel numero di allenamenti fissi a settimana, oggi siamo io e la mia allenatrice e le sedute sono nettamente superiori.” Tuttavia ci tiene a precisare che lo spirito di squadra è lo stesso: “Quando gareggio sono solo contro il mondo ma ho comunque la mia squadra, l’allenatore, le persone intorno, i tecnici della nazionale, la mamma che viene a vederti.” “Cos’è per te lo sport?” domando, “lo sport ti fa conoscere persone splendide che senza non avresti incontrato. Mondi e cose che non puoi vedere tutti i giorni dalla finestra di casa.” Non ha accantonato gli altri sport che ha sempre amato, come il basket che tuttavia pratica in maniera ricreativa e per svago con gli amici.

Marco Pentagoni agli Europei di Berlino – credits: Marco Mantovani, FISPES

Di corsa verso le Paralimpiadi

Con Marco parliamo anche della fase storica anomala che viviamo. Il Covid ha interrotto il suo sogno paralimpico, per ora, ma anche in questo caso il suo ottimismo prevale “è un dispiacere perché sono 4 anni che mi preparo per Tokyo 2020 ma l’aspetto positivo è che abbiamo ancora più tempo per allenarci e fare meglio.Il bicchiere mezzo pieno è sempre una questione di scelte. E lui lo sa molto bene. “Voglio tornare ad allenarmi come prima, con gli stessi ritmi intensi.” Quelli che gli hanno permesso già di vincere parecchio: Marco vince il bronzo agli Europei Paralimpici di Berlino nel salto in lungo, ottiene il sesto posto ai Mondiali di Dubai a novembre 2019 e, nello stesso anno, a marzo, vince tre medaglie (due ori, un argento) ai Campionati Italiani di Ancona, nei 60m, 200m e nel salto in lungo. “Nel mondo dello sport prevale la meritocrazia, se sei bravo vai avanti altrimenti no.

Quando ci addentriamo nel discorso gara, l’atleta spiega la distinzione tra le protesi da corsa e quelle da salto in lungo. A cambiare sono l’assetto e la lama. “Per saltare la lama è più rigida e più spessa al fine di avere elasticità nel salto e aumentare l’elevazione. Per correre la lama è piccola e confortevole con l’obiettivo di andare più veloce. In favore di questo c’è anche l’assetto che ti trasporta in avanti e ti rende più rapido e agile. Non si potrebbe fare una gara di salto con una gamba per correre. L’assetto cambia secondo quello che si vuole ottenere.” Quello che vuole ottenere Marco nello sport è ben chiaro, ma anche nella vita. A settembre si iscriverà all’università, facoltà di Scienze Motorie per “poter diventare un giorno un tecnico o un allenatore di ragazzi come me, gli potrei dare una grande mano” conclude.

Marco Pentagoni – https://www.marcopentagoni.com/

Marco Pentagoni: una vita oltre l’ostacolo

Questo porta la nostra chiacchierata, inevitabilmente all’aspetto sociale. “Se nello sport vale la meritocrazia a livello sociale si potrebbe fare meglio. Io sono stato fortunato con i miei amici. Se avere un incidente del genere da ragazzo può essere più facile per la maggiore adattabilità di un fisico giovane, a livello sociale è molto più complesso. Il rischio è di essere emarginati se chi ti circonda non comprende la situazione. Alcuni giovani mi hanno chiesto una mano perché vivevano il dramma fisico associato a quello dell’emarginazione. Quello che gli ho detto è che a essere sbagliati non sono loro ma il mondo in cui viviamo. A livello sociale c’è molta ignoranza. Io ho un’altra fortuna, riesco a disinteressarmi del parere di chi non appartiene alla mia vita.” La leggerezza di chi ha vissuto una cosa pesante e sa come distribuire il peso delle cose.

Così giovane e così pieno di cose da insegnare, Marco Pentagoni è l’esempio della resilienza vera, quella che lui ammira in Alex Zanardi, al quale augura, con tutto sé stesso, di farcela anche stavolta, lui che si è sempre rialzato. Non diversamente da come ha fatto Marco a 14 anni. L’incoscienza dell’età può aver aiutato ma coraggiosi e determinati ci si nasce. Per questo concludo la nostra chiacchierata con una domanda affinché il suo esempio possa dare coraggio a tanti altri come lui che a volte quella forza la perdono. “Cosa diresti a chi vive una situazione analoga?” “Di non smettere mai di cercare la felicità, lo scopo di ogni persona. L’ostacolo non ti deve fermare perché la vita non finisce. Lo superi e vai avanti consapevole che potresti trovarne più di una persona normale ma abbatterti ti svantaggia soltanto e la forza la trovi dentro te stesso, sempre.”

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