Secondo l’insegnante Kim Navarra, lo Yoga è un’ attività da fare in famiglia

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Kim Navarra teneva le sue lezioni di Yoga nel salone di casa sua, nel centro di Roma. Non che ora non lo faccia più ma con il covid sono cambiate molte cose, Yoga compreso. Le abbiamo chiesto come si possa insegnare la pratica Yoga a distanza e come approcciano la novità i suoi allievi. Lei ci ha risposto, mentre il figlio Lenny gironzolava per casa incuriosito.

kim navarra yoga

Lo Yoga in post-lockdown

Durante il lockdown, tutte le home di facebook, le storie di Instagram, i tik-tok pullulavano di video con allenamenti da fare a casa. Improvvisamente le casse d’acqua in bottiglia assumevano un ruolo totalmente diverso. I bastoni del mocio diventavano bilancieri e tutti a correre su e giù per le scale del palazzo. Molti hanno visto un’opportunità economica e tanti hanno iniziato a fare più moto, sia dentro che fuori casa. Per quanti invece praticano una disciplina che ha effettivamente bisogno di un Maestro, le cose sono state più complicate.

Lo Yoga è un esempio di questa situazione. “Nella pratica dello Yoga – ci dice Kim Navarra, insegnante certificata – il rapporto maestro-allievo è parte fondamentale della disciplina, tanto che non credevo fosse possibile praticarlo a distanza”. La quarantena forzata, però, ha fatto crollare molte delle nostre certezze. “È stata una mia studente a suggerirmi di iniziare a fare lezioni online. All’inizio ero scettica ma poi ho visto che era comunque possibile mantenere l’aspetto tradizionale della meditazione, del Pranayama. Anche se non consiglio a nessuno di iniziare online“.

La pratica a distanza

Per fortuna siamo usciti e, faticosamente e lentamente, tutto sta tornando alla normalità. “In questa fase di transizione io vado a domicilio oppure gli studenti vengono qui ma soltanto per lezioni singole e sempre con la mascherina“. E non deve essere così piacevole fare quei lunghi esercizi di respirazione con le mascherine alla bocca. “Sarà difficile – continua Kim – tornare alle pratiche tradizionali: dove la stanza è piena e ti arriva addosso il piede del tizio accanto. Anzi, credo che non potremo più tornare a quel tipo di pratica“. Nonostante i suoi sforzi, la maestra Navarra non riesce a trattenere una nota di amarezza nel pensarci.

Ma da autentica yogi, Kim guarda avanti con positività: “negli scritti antichi, lo Yoga era uno a uno. Era il guru (colui che porta la luce) che trasmette all’allievo. Sotto una certa prospettiva si tornerà a pratiche più intime e più vicine alla forma originale”. L’ostacolo più grande, nello Yoga come in altri sport o discipline simili, sarà mantenere quel senso di comunità che è proprio di certi ambienti. Capita nello Yoga, tanto quanto nelle arti marziali, ad esempio; ma è lo stesso anche per molti sport di squadra. “Sicuramente mancherà il ritrovarsi insieme in una stanza per praticare. Gli e le yogi potranno comunque ritrovarsi al parco o in uno spazio aperto. Io sono convinta che la tecnologia possa venirci in aiuto, compensando la lontananza”.

Il rapporto di Kim Navarra con Yoga e social

Ormai anche il più ostinato dei tradizionalisti o degli anti-social ha imparato a fare una videochiamata. Le risorse tecnologiche sono alla portata di tutti e veramente chiunque può mettersi su internet a cercare una lezione da seguire. Sui social, come dicevamo ce ne sono fin troppi e spesso per il puro gusto di apparire. “Postare foto sui social media è quanto di più narcisistico ed egocentrico ci sia. Però, se fatto non per egocentrismo ma allo scopo di insegnare qualcosa a qualcun altro, trovo che sia il mezzo migliore per mantenere contatto con lo Yoga tradizionale”. Può suonare strano, lo so: immaginiamo la pratica Yoga come qualcosa di esotico e spirituale, qualcosa che mal si coniuga con il carattere prettamente materiale di vivere i social.

I miei maestri ci hanno insegnato a guidare una lezione in sanscrito, la lingua con cui è nato e si è tramandato lo Yoga. È un aspetto semplice che può apparire banale ma parlare di una posizione con il suo nome originale, aiuta a mantenere il legame con la tradizione”. Un altro aspetto tradizionale della pratica è il rapporto con i più giovani. Disciplina un tempo riservata esclusivamente ai maschi, che iniziavano a praticarla dall’età di sei anni. “È consigliabile non farli iniziare troppo presto, non prima degli undici o dodici anni per iniziare a fare qualcosa di serio“. Nel frattempo, però, sono tante le cose che possono affascinare un bambino, vedendo la mamma che si mette i piedi dietro la testa. Così fa Leonardo, il figlio di Kim che a poco più di un anno, gioca e gira intorno alla mamma sul tappeto, evidentemente incuriosito e divertito dalla situazione.

kim navarra yoga family

Lo Yoga nella famiglia di Kim Navarra

È divertente vederlo approcciarsi a me che pratico: un misto di curiosità, imitazione e sorrisi. La curiosità del bambino non lo spaventa e la loro voglia di apprendere è una questione anche fisica”. Kim Navarra in effetti non ha problemi ad eseguire le sue figure anche con un disturbatore come Lenny in giro. Lui è assolutamente divertito, per lui è un gioco ma già si nota una certa confidenza nei movimenti e con il proprio corpo, nonché con quello della madre. “Ogni tanto prova a imitare quello che faccio, lo fa per gioco ma sicuramente lo aiuta ad essere più confidente con il proprio corpo. Il limite è sempre la sua sicurezza.”

È frequente vedere un bambino che abbia un rapporto così spontaneo con il corpo della mamma. Non è altrettanto comune vedere una mamma che condivida così facilmente con il figlio un momento di allenamento. Spesso vogliamo allenarci per scaricare la tensione, magari andiamo in palestra proprio per trovare quel nostro, sacrosanto, momento lontano dal resto. Il classico momento per se stessi. “La passione per lo sport – dice Kim con una vena d’orgoglio – me l’hanno passata i miei genitori e spero di fare lo stesso con mio figlio”. Lo sport è sicuramente un terreno in cui genitori e figli possono incontrarsi per passare del tempo positivo insieme. “Per questo scopo lo Yoga è perfetto: è quel momento che dedichiamo a noi stessi, per fare emergere la nostra parte migliore, quindi perché non passare questo tempo con i propri figli o in famiglia”?

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