Giovanni Bartocci, di Ronciglione, vive da qualche anno a New York dove è titolare di un locale che è un omaggio alla sua Roma, si chiama infatti Via della Scrofa.
Tifoso laziale doc, Giovanni ama lo sport: tennis, pugilato, Football americano e da maggio si è impegnato in una sfida portata a compimento la scorsa settimana: la maratona di New York.
Giovanni Bartocci: “Ecco la mia maratona da non runner”
Giovanni Bartocci ha 42 anni e l’età è uno dei motivi che l’ha spinto a correre la maratona di New York. Infatti, la competizione prevede 42 km per i partecipanti. “Ho voluto dedicare un chilometro ad ogni anno della mia vita, a tutte le persone che ci sono e che ci sono state.” Tuttavia quando gli chiedo qual è l’input che lo ha spinto in quest’impresa completa la risposta raccontando un triste evento che gli è accaduto. “Nel 2020 per ben due volte il ristorante che avevo aperto è andato a fuoco. Sono stato tutto il lockdown da solo e in più il compimento dei 42 anni, la stessa cifra dei chilometri, mi ha spinto in questa sfida con me stesso. Poi vedevo tutti correre e mi dicevo: perché non io? Non sono mai stato un runner, correvo a 13 anni per scappare dalle marachelle, come andare in due in motorino” scherza Giovanni.
La sfida è stata davvero con sé stesso. Iscritto dalla sua amica Elena, Giovanni si alzava ed ogni mattina si è allenato da solo percorrendo 20 km ogni giorno con le sue colonne sonore alle orecchie. “Da quando ho iniziato l’allenamento, il 10 maggio, ho perso 25 chili. Pesavo 99, al momento della corsa ne pesavo 74,5 kg. In questi mesi ho percorso in totale 835 chilometri” confida Giovanni.
835 chilometri di passione e di resilienza che hanno rincorso un sogno, quello della rivalsa. “Quando ho finito la corsa ho tirato un urlo fortissimo di liberazione. Quel grido significa resilienza. Ho alzato al cielo la sciarpa della Lazio perché il ristorante bruciato era sede del Lazio Club, una No Profit con cui avevamo raccolto 50.000 dollari da dare in beneficienza. Arrivare a conclusione della corsa ha significato tanto per me. Una sfida con me stesso che ho preparato da solo e da solo ho vinto. L’esperienza più intensa della mia vita.”
Ny Marathon: 835 chiloemtri di resilienza e Lucio Battisti
835 chilometri di Lucio Battisti, Mina, Rino Gaetano ma anche dei Metallica, quando le gambe cominciavano a cedere. E uguale ha fatto durante la corsa.
“Il mio sogno era finire entro le 5 ore perché se lo fai ti mettono sul New York Times. Poi al 22esimo miglio la mia proiezione era di 3 ore e 37minuti ma al 33esimo chilometro le mie gambe hanno cominciato a mollare e ho cambiato ritmo. Si parla infatti di 3 10: due volte dieci miglia e il terzo da 10 chilometri. Io ho raggiunto il mio obiettivo.” Tutto molto intenso eppure se Giovanni ripensa ad un momento si commuove: “Mi vengono i brividi se ripenso al momento in cui arrivi a Colmbus Circle e giri l’angolo.”
Dopo il post maratona ci racconta il pre maratona: “Qui sono fomentatissimi ci hanno detto che eravamo meglio di Chuck Norris perché lui non corre la maratona” ci scherza ma è serio nel racconto. “Lo sport amatoriale qui non esiste, è amatoriale perché non ce l’ha fatta ma vivono tutto in modo agonistico. Tuttavia noi nel tifo siamo più intensi, loro più spettacolari; ma apprezzano il nostro modo di tifare.” Lo sa bene Giovanni che si è anche intrufolato nel Super Bowl della sua squadra di Football americano preferita, i Parker. “Mi sono imbucato, d’altronde ‘if you want, you can’, che in romano è ‘non ce so’ scuse’. Non ci sono bugie che possiamo raccontarci se vogliamo qualcosa”.
Finita quella di New York per Bartocci è ora di tornare a casa e promette che la prossima maratona sarà a Roma, col tifo e con la sua gente. Maidomo infatti è il suo secondo nome, quello social.