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Gigi Samele: “Così ho iniziato la mia carriera nella scherma, il fiore all’occhiello dello sport italiano”

gigi samele

Medaglia d’argento a Tokyo 2020, Gigi Samele nasce a Foggia e si innamora della scherma per caso. Il caso, proprio quello che dopo un periodo di stop a 16 anni, lo ha fatto rinnamorare della scherma. Da allora è stata un’escalation

Gigi Samele: tra fortuna e talento

Ora si sta allenando per le tappe di coppa del mondo. La prima è stata cancellata causa covid, si riprenderà con quella di marzo, a Budapest. E dopo ci sarà Seul in Corea e poi la Spagna, la Russia e i mondiali e gli europei a fine anno. Certo le defezioni non sono di grande aiuto per un atleta. “Ormai le viviamo con rassegnazione, ci creiamo una tabella di possibili appuntamenti ma consapevoli che può saltare. Se pensi che il 7 marzo 2020 stacchiamo il pass per le Olimpiadi e il 9 entriamo in lockdown. Poi ci hanno detto che sarebbero state cancellate e poi rimandate. Insomma ormai siamo pronti a tutto.” commenta Luigi Samele, sciabolatore olimpico.

Olimpiadi che poi sono arrivate con una bella medaglia d’argento nel paniere. “La medaglia è stata un coronamento di un percorso lungo 5 anni, sono tanti! Spiegare a parole le emozioni è impossibile. Ho misurato la grandezza di quel che era successo seguendo la felicità di chi mi sta vicino. La felicità della mia famiglia e dei miei amici mi ha fatto capire che avevo fatto una bella impresa.” racconta Samele quando ricorda Tokyo 2020. Cinque anni dedicati a quello comportano chiaramente emozioni forti quando poi si centra l’obiettivo. Eppure Gigi ha un legame particolare con una medaglia nello specifico. “La prima medaglia internazionale è arriva ad un mondiale juniores. Ci sono arrivato dopo un periodo in cui non avevo più stimoli perché non mi divertivo più e stavo smettendo. Ad una gara arrivai sul podio e quello valse la convocazione a questo mondiale dove vinsi. Non ero il favorito, non mi conosceva nessuno. Lì sono passato dallo giocare a basket o calcetto a vivere si scherma. Così mi sono trasferito da Foggia.”

Lo sport una questione di consapevolezza e sconfitte

Ma se a Bologna ha avuto l’opportunità di sbocciare nel pieno del potenziale, Foggia è la base, le radici. “Entrambe le città si dividono la mia fortuna. Senza una delle due non sarei dove sono.” Ed è a Foggia che è nata la passione della scherma. Arrivata anche quella un po’ per caso. “Ero dal barbiere ed essendo molto vivace un signore suggerì a mia madre di farmi fare scherma. Lei accolse il consiglio e mi ci portò. Nell’evoluzione che lo ha trasformato da bambino vivace ad atleta olimpico ad essere cambiato, oltre lo sport in sé, divenuto più tecnologico, sono anche gli allenatori, ognuno che l’ha arricchito a modo suo, e la sua consapevolezza. “In questo aiutano anche le sconfitte. Non quelle che puoi ponderare, ma quelle inaspettate. Ci si allena moltissimo per vincere ma ci si allena anche per perdere. Alle Olimpiadi tutti ci siamo allenati allo stesso modo ma alla fine sul podio si sale solo in tre.”

Oggi Samele pratica la sciabola, ma è nato col fioretto. “Ero piccolo e facevo fioretto ma poi al Sud si pratica più la sciabola. Quando mi hanno detto di iniziare io ero restìo ma poi raggiungevo risultati migliori. Quindi alla fine da solo ho deciso di effettuare il passaggio.” Infatti la scelta dell’arma è determinata da tradizioni geografiche, quasi come ci fosse una geolocalizzazione dell’arma. “Al sud è più diffusa la sciabola, al nord la spada, al centro il fioretto. Ma questa suddivisione che non è netta deriva da tradizioni. Il blasone in un territorio lo porta l’arma.” spiega l’atleta. Così come allo sport lo portano gli atleti, che è quello che sta succedendo a Pechino con il Curling. “Sto tifando tantissimo il curling che invece non mi è mai piaciuto prima” racconta Gigi Samele quando parliamo dei Giochi invernali. “Questi due ragazzi con il loro percorso hanno dato torto a tutti quelli che la pensavano come me”.

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