Di stoccate, nel corso della sua lunga e vincente carriera, Elisa di Francisca ne ha date parecchie, in pedana ma anche fuori. Oggi l’arma è stata appesa ma c’è sempre un occhio di riguardo per il suo sport che le ha regalato titoli mondiali, europei e medaglie olimpiche.
Elisa Di Francisca spinge gli azzurri per i Mondiali di Milano: “Hanno talento e uno staff esemplare alle spalle”
Chi meglio di Elisa Di Francisca sa cosa significhi gareggiare in casa? Cresce l’attesa, infatti, per Milano 2023 ovvero l’ottavo mondiale di scherma in Italia. “Sono sicura, perché l’ho provato con i mondiali di Catania 2011 e con quelli di Torino 2006, che sarà affrontato con molta ansia. C’è anche quella, che non è per forza negativa, è ciò che ti dà la spinta per far bene e per voler dare una soddisfazione a un pubblico italiano al quale noi non siamo abituati. Non ci seguono i fan”. Dopo Tokyo la schermitrice non aveva avuto parole al miele per la gestione della squadra azzurra invocando un cambio alla guida tecnica. “La questione era semplice: l’avevo vissuta in prima persona, ero stata in un clima pesante e la squadra aveva bisogno di un leader. Dopo Tokyo così è stato, si sono visti i risultati. Sono certa che a Milano gli italiani daranno il meglio, perché sono aiutati, non solo dalla rassegna in casa, dal loro grande talento, ma anche da uno staff esemplare”.
Elisa Di Francisca magari un giorno potrà seguire una competizione del genere da C.T ma la strada, come ammette, è molto lunga. “A livello femminile purtroppo non ci sono donne all’interno dello staff, ce ne sono poche. Ho portato io per prima Giovanna Trillini quando divenne la mia maestra, ed è l’unica a livello assoluto. C’è tanto da fare, magari quando ci sarà l’intelligenza artificiale (ride, ndr), magari non sarà una donna, ma sarà un robot. Non voglio dare tutta colpa al pregiudizio, credo che ci siano poche donne che si prestino a questo tipo di mestiere. Per la donna c’è sempre il problema della famiglia: diventare maestra o C.T richiede un impegno grande e non è semplice”.
Le vittorie, il libro e l’impegno contro la violenza sulle donne
Facendo un tuffo nel recente passato, la Di Francisca ricorda anche alcune vittorie. A dispetto di quello che si potrebbe pensare, senza nulla togliere a Londra 2012, la più bella fu quella del primo campionato italiano. “È stato il momento in cui ho capito che questo sport mi piaceva, mi era piaciuto vincere seppur la fatica immensa. La gara più sofferta, con lieto fine, è quella dell’Europeo di Strasburgo. Ho affrontato quella rassegna con molta paura. Non so il motivo: non mangiavo, non parlavo con nessuno, ero chiusa me stessa. Mi dovevo sempre allenare il doppio, non bastava mai, temevo di non arrivare pronta. È stata la gara in cui ho tirato meglio perché forse ero più concentrata”. Tante volte, confessa, per lo stress, oltre che fisico soprattutto mentale, ha pensato di mollare: “Ad esempio dopo la prima gravidanza. Poi mi sono detta..vediamo un po’ se riesco a conciliare l due cose. Avevo bisogno di riprendere in mano la mia vita. Dopo c’è stata la pandemia e anche se ero ancora forte ho voluto dare a mio figlio un fratellino”.
Quando necessario, in ogni caso, non si è mai tirata indietro e ha detto come stavano le cose. “Mi sono trattenuta, forse direi ancora di peggio, ma non perché devo inventare le cose, ma perché certe situazioni sono successe. È il mio punto di vista, ce ne sarebbero tante altre da dire. Mai dire mai, non escludo un altro libro“. Nel primo (‘Giù la maschera‘) ha anche parlato di una violenza fisica subita, un tema che da donna le sta a cuore. “Bisognerebbe andare a monte del problema, la cosa da fare sarebbe quella di cercare di ascoltare le persone che abbiamo vicino. C’è un lavoro che deve essere fatto in famiglia. Devono educare le madri ma anche i padri. Bisogna educare questi bambini all’amore, al rispetto reciproco sia dell’uomo che della donna. Basta con la storia che la donna pulisce e l’uomo sta sul divano. La donna va rispettata, l’uomo va rispettato. Bisogna far crescere i nostri figli con questi valori che vengono dati solo che con l’esempio”.