Andrea Maldera è stato l’ospite d’onore del consueto appuntamento del venerdì con FutArena. Match analyst del Milan per molti anni e di Shevchenko agli ultimi Europei con la nazionale ucraina. Ci ha svelato qualche trucco del mestiere e qualche aneddoto curioso avvenuto durante la sua lunga carriera
In cosa consiste il ruolo del Match Analyst
La figura del Match Analyst è la grande novità degli staff tecnici negli ultimi anni. La lettura dei dati, è ormai imprescindibile per preparare le partite, ma anche per apportare modifiche a match in corso. Andrea Maldera ci ha parlato di come lui si è affacciato a questo ruolo che gli ha permesso di togliersi grandi soddisfazioni: “Come sempre nella vita ci vuole un po’ di fortuna e di coincidenze. Nella stagione 2009/10 Leonardo arriva sulla panchina del Milan. All’epoca la figura del Match Analyst non esisteva. Era il periodo post Ancelotti e quindi pieno di dubbi. Leonardo prende l’incarico ma non aveva uno staff. Decide così di prendere quello della Primavera. In quell’anno avevo iniziato a prendere dati della partita dalla panchina, più che altro quantitativi. C’era un margine d’errore altissimo. Tutto questo lo misi in un foglio Excel da dove uscivano i grafici. Questa relazione arrivò sul tavolo di Ariedo Braida e poi nelle mani di Leonardo. Da quel momento sono salito in prima squadra e il Milan ha iniziato ad avere un’area dedicata alla video analisi”.
Una delle domande che però ci sorgevano spontanee era capire come, in termini puramente pratici, la figura del Match Analyst potesse influire sullo svolgimento della partita: “Fino a poco tempo fa si avevano tanti dati nel prepartita, se ne avevano tanti nell’analisi post gara, ma la cosa più difficile era avere i dati durante la partita”. Inizia così la sua spiegazione di come questa figura, seppur nuova, sia riuscita rapidamente ad evolversi fino ad essere determinante anche durante la partita. “Fino a poco tempo la panchina era isolata dal resto dello stadio e non poteva parlare con nessuno. Da quando è cambiata questa regola si è aperto un mondo. Fino a quel momento l’allenatore non aveva nessun tipo di supporto a partita in corso. Questo aiuto serve ad essere più oggettivo, perché viene dimostrato da dati. Questo è l’aspetto che è stato migliorato di più negli ultimi anni”.
Milan-Barcellona, un capolavoro di preparazione
Durante il suo periodo a Milanello, Andrea Maldera ha avuto la fortuna di conoscere da vicino tantissimi calciatori fenomenali: da Ronaldinho a Pato, passando per Seedorf, Inzaghi, Pirlo e tantissimi altri. Uno dei suoi ricordi più belli di quel periodo è stato un Milan-Barcellona, vinto per 2-0 dai rossoneri grazie alle reti di Muntari e Boateng: “Ricordo una partita contro il Barcellona di Guardiola che in quel periodo era veramente ingiocabile. Abbiamo vinto 2-0 e perché nella preparazione della partita avevamo fatto un lavoro incredibile”.
Quando si incontrano squadre così ricche di campioni, la preparazione della partita, dei punti deboli dell’avversario ma anche dei loro punti di forza, è fondamentale: “Avevamo fatto uno studio per capire come limitare quella squadra. Ora siamo abituati a vedere questo tipo di gioco ma all’epoca era una novità assoluta giocare senza il centravanti. Ricordo che abbiamo provato a rompere la linea di difesa, cosa che adesso si fa moltissimo. Abbiamo alzato Mexes su Messi e gli abbiamo detto di seguirlo anche nella sua metà campo. All’epoca si veniva da un calcio a zona, era una cosa atipica questa. Messi abbassandosi, ti portava fuori la coppia centrale, non solo uno dei due. Erano fenomenali in questo. L’altra cosa che abbiamo fatto è stato mettere Boateng su Jordi Alba. Lo spagnolo spingeva molto e sapevamo che lì potevamo fargli male e così è stato“.
Allegri e il calcio italiano
Per anni è stato parte integrante dello staff di Massimiliano Allegri. L’allenatore della Juventus, dopo l’eliminazione con il Villarreal è entrato nel vortice delle critiche, soprattutto dal punto di vista della qualità del gioco: “Credo che anche Allegri si aspettasse queste difficoltà. Ha delle qualità straordinarie e non lo dico solo perché è un amico e ci ho lavorato assieme. E’ una persona equilibrata ed intelligente. E’ un grande osservatore e per fare l’allenatore questa cosa è fondamentale. Osserva il gruppo, le comunicazioni tra giocatori, come corrono e molto altro”. Questa è secondo Maldera la caratteristica e la qualità più importante di Max Allegri, la capacità di osservare.
Come noto non è uno che bada troppo allo stile di gioco, quanto più al pragmatismo come ci conferma lo stesso Andrea: “Possiamo dire che ha una proposta di gioco che può non piacere. E’ un grande allenatore di una scuola, quella italiana, che ha delle caratteristiche ben precise. E’ un allenatore pragmatico e completo. Forse le prestazioni di questo tipo di calcio danno meno emozioni. Con la famosa frase del “corto muso”, ti fa capire quale sia il suo obiettivo più importante. Stravedo per un allenatore come De Zerbi che però è un altro tipo di allenatore”.
Il manuale del perfetto analista e il futuro della Match Analysis
Maldera ci ha anche spiegato quello che deve essere in grado di fare questa figura che per certi versi rimane ancora misteriosa perché lontana dai riflettori: “Il Match Analyst deve avere una grande competenza tecnologica. Le nuove generazioni in questo ambito hanno un grosso vantaggio rispetto alla mia. Se uno ha una grande competenza di calcio ma non è esperto nell’ambito tecnologico, non può fare il Match Analyst. Bisogna anche avere una competenza sempre più ferrata nella lettura dei numeri e quindi magari avere una formazione dal punto di vista culturale che ti porta a ragionare soprattutto su quelli. Tutto questo deve chiaramente essere in equilibrio. In una partita di calcio la più grande difficoltà è riconoscere tutte quelle situazioni che si ripetono ma che non si vedono. Oggi vedo tanti ragazzi analisti assorbiti dalla parte tecnologica ma che trascurano la parte di campo e questo non va bene”.
Di novità dell’ultimo periodo abbiamo già ampiamente parlato ma quello che ci incuriosiva era capire quali possono essere gli eventuali sviluppi futuri di questa professione: “Quello che cambierà a mio avviso nei prossimi anni, sarà quello di una sorta di realtà virtuale. Le riprese che abbiamo ora sono dall’alto e quindi non ti fanno rendere pienamente conto di quello che effettivamente il giocatore vede oppure no. Diamo consigli ai calciatori su possibili passaggi o altro ma non ci rendiamo conto di quello che vede lui: se era impallato o banalmente guardava da un’altra parte. Questa cosa riuscirà a rendere l’analisi sempre più oggettiva”.