I segreti di un performance coach degli esports

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Se i Macko continuano a vincere nel campionato italiano di League of Legends parte del merito è di certo, anche, di Francesco “Zest” Dell’Accio, performance coach del team esports. L’organizzazione di base a Monopoli in questo momento ha in tasca due titoli consecutivi negli ultimi due split del Pg Nationals, per un totale di quattro. Ma non sono le uniche vittorie riportate da Zest.

esports performance coach mad lions
I Mad Lions tra un game e l’altro

Dagli Atleta ai Macko

Il passato di Zest parla di Cyberground, Split Raiders e Atleta Esport, con cui vince il suo primo titolo Pg Nationals nella primavera 2022. Sommando i due più recenti con i Macko, significa che Dell’Accio si trova attualmente a tre split consecutivi vinti in Italia. O, meglio, che ha contribuito attivamente a far vincere ai propri assistiti. Perché se è vero che sulla Landa a giocare sono i giocatori, non si può in alcun modo sottostimare l’importanza che ha il coaching staff. Almeno sotto questo profilo l’esports si sta avvicinando sempre più allo sport tradizionale, accogliendo a sé figure professionali che in un primo momento non si pensava fossero necessarie. 

Invece nel tempo ci si è resi conto che non è sufficiente essere bravi nel videogioco ma bisogna sapere come approcciarlo al meglio. Una testimonianza recente in merito la si può rintracciare nell’intervista della reporter Cecilia “Aithusa” Ciocchetti a Brokenblade, toplaner dei G2 Esports, in merito all’arrivo di Ismael Pedraza nell’organizzazione europea come performance coach. Siamo più responsabili di ciò che mangiamo nella vita di tutti i giorni, di ciò che facciamo prima di dormire, ad esempio. Facciamo degli esercizi insieme e soprattutto credo che sia qualcosa che unisce il team.” Il top laner ha descritto l’aggiunta di Pedraza come “un grande avvenimento” per il team, raccontando come il performance coach sia una persona che “crea una bella atmosfera attorno a sé”.

esports performance coach g2 esports
I G2 Esports tutti riuniti, player e coaching staff, prima di un match

Un performance coach da Medicina agli esports

Durante la più recente puntata di Studio League, format di approfondimento in onda ogni venerdì su Atleta Tv, abbiamo avuto la possibilità di parlare proprio con Francesco Dell’Accio. Laureato in Medicina, in attesa di cominciare la propria specializzazione medica Zest ha intrapreso il proprio percorso negli esports diversi anni fa arrivando oggi a essere una delle figure di riferimento nella scena italiana di League of Legends. Al contrario di Samuele Massarenti, intervistato qualche settimana fa, che affronta tematiche simili ma dal punto di vista psicologico-sociologico, Zest lo fa da medico.

Posso sfruttare un bagaglio di conoscenze mediche sicuramente ampio”, ha raccontato Dell’Accio in trasmissione. “Il mio obiettivo è mettere i giocatori nelle condizioni di performare nel modo migliore nel momento esatto in cui serve”. La sua è una figura che in realtà fa parte di un sistema più grande, ovvero la Performance Unit, ma che molto spesso, soprattutto nelle leghe minori come quella italiana, viene “ridotta” a un’unica persona. Ma cosa fa nel concreto un performance coach? 

Un frammento della puntata di Studio League

Le pause sono fondamentali

Inizialmente lavoro sulla periodizzazione, ovvero sul calendario stagionale della squadra”, ha proseguito Dell’Accio. “Quest’anno ad esempio avendo un team che è rimasto uguale dallo Spring al Summer senza cambi di giocatori ho potuto impostare un lavoro più indicato per il lungo periodo”. Tra cui le pause. “Non succede spesso di avere un periodo minimo di pausa tra lo Spring e il Summer, eppure è fondamentale per i giocatori fermarsi e ripartire. I ritmi dell’esports sono molto serrati”. Anche per evitare il rischio di stress, se non addirittura il classico “burnout”, e il calo delle performance.

Ci sono inoltre diverse tipologie di monitoraggio indicate per i giocatori proprio in merito allo stress. “La prima è l’Heart Rate Variation, una metrica utilizzata molto perché permette nel tempo di avere un indicatore correlato fisiologico di stress del giocatore nel tempo, arrivando a riconoscere in anticipo se il carico di lavoro programmato è eccessivo. In quel caso cerchiamo di diminuire gli allenamenti”. C’è poi anche il Self-Assessment, ovvero l’autovalutazione: “È un modo per capire tramite i giocatori stessi qual è il loro livello percepito di stress, in modo da permettere a noi del coaching staff di determinare quando essere al picco di forma. Proprio quando si arriva, magari, alle fasi finali di un torneo.

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