Cyberground: com’è andato lo Spring Split?

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Contrariamente alla tradizione che vorrebbe i Cyberground Gaming chiudere al quinto posto, questo Spring Split del PG Nationals ha visto l’organizzazione siciliana terminare al sesto. I CGG in realtà sulla carta avevano inizialmente un roster attrezzato per lottare per la Top 4, ovvero per un posto ai successivi playoff. Tuttavia alcuni avvenimenti, persino un terremoto di caratura internazionale, non hanno permesso al coaching staff di poter lavorare per l’intero split con il roster iniziale. 

cyberground pg nationals classifica
La classifica finale del PG Nationals Spring 2023 per la regular season

Cyberground: da dove partire 

In lotta per il playoff fino all’ultima settimana, lo scivolone contro i Webidoo Gaming è costato non solo la possibilità di raggiungere il quarto posto ma anche il quinto, chiudendo in sesta posizione e conquistando 18 punti circuito. Gabriele Ingrassia, Ceo dell’organizzazione, è stato in diretta su Studio League per raccontare come è andata, partendo dall’inizio. “La costruzione del team non è stata troppo complessa ma non posso dire che sia andato tutto liscio. D’altronde qualche intoppo c’è sempre ma cerchiamo di dare sempre il meglio anche rispetto ai mezzi economici che possiamo avere come Cyberground”.

Ingrassia ha rivelato di essere partito dal coaching staff, composto dall’italiano Mattia Nicoletti “ReizHhh” come Head Coach e dal coreano Vinh Nguyen “XV” come assistant. “Diciamo che il primo obiettivo di un’organizzazione quando mette sotto contratto lo staff è quello di accontentarlo il più possibile, considerato che deve lavorarci durante tutto lo split. Alcuni giocatori erano contesi con altre squadre ma al momento della chiusura della finestra di mercato erano sufficientemente soddisfatti del team che avevamo costruito”.

C yberground Twitch Studio League

Dall’LFL al PG Nationals

Tra i nomi che hanno composto il quintetto iniziale dei Cyberground c’era quello del turco Erkmen Erdogdu “Nuq”, reduce da un quarto posto nel campionato francese LFL, uno dei più blasonati d’Europa, lo scorso Summer Split. Si parla spesso del campionato italiano come poco appetibile, eppure un giocatore come Nuq ha accettato la corte dei Cyberground: “Posso dire che non si è trattato di una questione economica, lo abbiamo pagato come gli altri nostri giocatori”, ha sottolineato Ingrassia. “Sono rimasto sorpreso che non sia riuscito a trovare un posto in squadra in una Major Region o comunque in una squadra che potesse tentare l’approdo all’Emea Masters. Posso anche affermare che è stato il secondo a entrare nel team dopo Tinelli, quasi senza roster, credendo in noi e noi in lui”.

Nel corso dello split dopo appena due settimane l’idillio si è però spezzato per cause esterne e naturali. Il disastroso terremoto che aveva colpito Turchia e Siria a inizio febbraio, causa dello stop del PG Nationals, non ha permesso per motivi personali a Nuq di garantire la propria presenza, passando nel frattempo alla squadra turca del Besiktas. Tra gli altri provinati a inizio stagione, invece, anche Kikis, ex-giocatore dei G2 Esports vincitore di un titolo della vecchia EULCS: “Sì, è vero, posso confermarlo. Inizialmente lo avevamo provato come support del team ma non abbiamo ricevuto ottime indicazioni. Poi dopo aver bloccato Tinelli e Nuq lo abbiamo provato da jungler e avevamo ricevuto sensazioni decisamente migliori. Alla fine, però, ha preferito accettare la corte degli Axolotl”.

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Nuq, l’ex-giocatore dei Cyberground oggi al Besiktas

I problemi dei Cyberground

Il cambio forzato in toplane ha poi innescato tutto un processo di revisione che purtroppo a causa del poco tempo rimasto non è riuscito a entrare a pieno regime, scaturendo nella sesta posizione finale. “Abbiamo inserito Skar, che ringraziamo tantissimo, nel momento del bisogno e non ha nemmeno fatto male: abbiamo anche vinto contro gli Outplayed, fino a quel momento imbattuti”. Non era però l’unico cambio: “Con l’addio di Nuq ci siamo ritrovati a rivalutare l’intero roster, cercando di capire come migliorarlo perché eravamo consapevoli che qualcosa non funzionava nel modo corretto in termini di distribuzione delle risorse durante il game”.

Si è poi così deciso di comporre una nuova coppia interamente turca: Aytekn in corsia superiore e Numb al posto del serbo Velja in giungla, mantenendo intatti Vigil, Java e Tinelli nelle altre corsie. Ridimensionando però gli obiettivi: “A quel punto arrivare quarti era davvero difficile ma ammetto che ci saremmo accontentati del quinto posto: per noi, viste tutte le difficoltà, sarebbe stato ottimo”. La differenza tra il quinto e il sesto posto non è tanto nella classifica finale quanto nei punti circuito che si ottengono: “Arrivare quarti significa prendere 30 punti, quinti appena 18: una differenza di ben 12 punti. Per un team come il nostro sono una differenza che potrebbe essere anche decisiva. Ci conforta il fatto che ci basterà arrivare sopra i Webidoo anche nel Summer per essere tranquilli ed evitare il Relegation”.

Com’è finita con il tetto salariale?

Ingrassia è stato anche promotore di un’iniziativa interna tra le squadre mirata a stabilire un tetto massimo salariale per gli stipendi dei giocatori. Tema in realtà già toccato qualche tempo fa sempre su Studio League con ospite Francesco “KoE” Alacca. “Ho continuato io in prima persona a parlarne con i team: è necessario che tutti i team siano d’accordo e che sia soprattutto un accordo separato. PG Esports in questo non può intervenire.” Una sorta di gentlemen’s agreement, in sostanza: e se anche un solo team non è d’accordo salta tutto. “La discussione al momento si è chiusa. Oggi io fatico a pensare a un futuro nel PG Nationals a esclusione delle squadre che sono più strutturate e hanno più disponibilità economica, come Dsyre, Outplayed o Macko. Loro hanno molti più investimenti però al momento il campionato soffre, soffre davvero in termini di interesse degli spettatori”

La conclusione è che le squadre “preferiscono investire sui giocatori per provare a vincere il PG Nationals e conquistare la qualificazione all’Emea Masters, dove non è possibile fare più di una Top 8 se si è fortunati nel girone. Una filosofia che secondo me non porta da nessuna parte: un campionato che ha questo numero di spettatori è veramente difficile da sostenere”. D’altronde, come sottolinea lo stesso Ingrassia, l’investimento che si fa sul campionato e sul roster è calcolato anche sulla visibilità che quel campionato dà. “Se non c’è sufficiente visibilità da poterla vendere agli sponsor, c’è davvero poco futuro”, ha concluso il Ceo dei Cyberground.

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