L’inizio della stagione di Antonio “Kwan” Carbone in Ultraliga non è stato dei migliori, anche se decisamente non per colpa sua. Il 2 febbraio, infatti, l’organizzazione Goskilla veniva rimossa dal campionato polacco per reiterate inadempienze, a campionato già cominciato. La direzione di lega insieme a Riot Games decise di lasciare lo slot ai giocatori, che per circa un mese hanno giocato con il nome di Szaty Bobra. L’8 marzo l’arrivo degli Orbit Anonymo Esports, organizzazione che ha raccolto il team e lo slot.
L’annata di Kwan in Ultraliga
Nonostante questa trambusto iniziale a livello societario, che non ha certo giovato a giocatori e staff che hanno ugualmente cercato di fare il proprio lavoro pur tra enormi difficoltà, i nuovi Orbit avevano chiuso la regular season dello Spring Split al terzo posto, conquistandosi poi ai playoff l’accesso in finale. Una finale persa ma che è valsa la qualificazione all’Emea Masters. In Summer, invece, è andata ancora meglio con la vittoria dello Split e la presentazione alla recente edizione dell’Emea Masters da campioni di Ultraliga. Dalla stessa competizione arriva anche Kikis, oggi agli Atleta Esports, giocatore che abbiamo intervistato settimana scorsa.
Ma come è andata per Carbone questa annata? “Col senno di poi sono decisamente soddisfatto. Avremmo potuto fare qualcosa di più in Europa ma non siamo riusciti a esprimerci al meglio”. E quanto successo nei primi mesi? “È stata un’esperienza che non auguro a nessuno. Purtroppo all’interno dell’organizzazione qualcuno, una persona in particolare, mancava di serietà e questa cosa ha poi avuto conseguenze sull’intero progetto. Ha vanificato i nostri sforzi, costringendoci a improvvisare: a qualcuno è andata bene alla fine, a qualcun altro meno”.
La fiducia di Giambo
Nell’intervista, andata in onda nella più recente puntata di Studio League, format targato Atleta TV di approfondimento sulla scena di LoL, ogni venerdì dalle 16:00, Kwan ha anche voluto ringraziare una persona in particolare. “Non posso non citare Giambo, team manager con me nei Goskilla che per primo e da subito ha creduto in me. Sono una persona che si mette in gioco, che lavora alacremente per cercare di migliorare giorno dopo giorno. Ci eravamo detti, quando siamo approdati in Ultraliga, che l’obiettivo era vincere il campionato nell’arco di due anni. In qualche modo posso dire che ce l’abbiamo fatta”.
Una seconda riflessione è poi arrivata su Jiří “Savero” Odehnal, jungler ceco che Kwan ha avuto proprio quest’anno sotto la sua guida. “Ha avuto una crescita davvero importante ma sono convinto che tutto il team l’abbia avuta in realtà. Nonostante questa esperienza inizialmente traumatica, dove di sicuro è stato difficile trovare la concentrazione giusta per allenarci e lavorare, siamo migliorati tutti, anche umanamente. Savero è stato tra coloro che si sono messi di più a disposizione per capire come crescere. Sono convinto che se in futuro finirà nei progetti giusti arriverà davvero in alto”.
Ultraliga vs PG Nationals: chi vince?
Dopo due anni in un Ultraliga, confrontandosi ogni giorno con la realtà polacca, Antonio Carbone si è anche fatto un’idea decisamente approfondita e intelligente della scena competitiva. “In questo momento, come spesso accade, la fortuna della Polonia è soprattutto economica. Se la paragoniamo ad esempio con l’Italia, in Polonia c’è una base di player molto più ampia. Ci sono giocatori che giocano ore e ore per arrivare in vetta, player che sono partiti dal Tier 2 o dal Tier 3 e continuano a migliorarsi. Il motivo è che uno stipendio esports permette loro di arrivare a fine mese in Polonia: e così la vedono come un’opportunità di carriera. In Italia questo discorso è più difficile perché servono più risorse economiche”.
Il discorso vale anche per le organizzazioni. “Allo stesso modo quegli stipendi sono sostenibili per le società esports: se voglio fare un roster in Polonia, posso riuscire a prendere giocatori polacchi di ottimo livello a un prezzo per me org sostenibile”. Ma in questo momento a che punto è l’Ultraliga nella sua crescita? “L’Ultraliga, dopo magari i fasti del passato, quando ad esempio c’erano gli Ago Rogue, si sta ricalibrando. Sta cercando di capire come rendere sostenibile la scena nel lungo periodo e di trovare una propria identità. Di sicuro parte da una situazione di vantaggio rispetto all’Italia perché ha una playerbase decisamente più grande e quindi un potenziale maggiore”.