Usa vs Arabia, battaglia a chi compra più gol

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A colpi di milioni e petroldollari, MLS e Saudi Football League vogliono prendersi il panorama calcistico mondiale. Una decina d’anni fa ci aveva provato la Cina e non è andata a finire bene. Usa e Arabia diventeranno le nuove frontiere del pallone o saranno solo una moda passeggiera? Basteranno campioni, chiamati a svernare, come Messi, Benzema e CR7, per attirare le attenzioni del mondo?

Usa Arabia
Benzema Al Ittihad (fonte Milliyet)

Usa contro Arabia, tanti gol e milioni infiniti. Ma chi vince?

Parafrasando la celebre frase di Enrico IV re di Francia (“Parigi val bene una messa”), forse anche Benzema avrà detto qualcosa di simile vedendo il contratto dell’Al Ittihad: “200 milioni valgono bene qualche partita in Arabia”. Anche l’attaccante francese è stato conquistato dalle banconote saudite. Dal prossimo agosto se la vedrà con l’ex compagno ‘galacticos’ CR7. Dopo aver vinto qualsiasi cosa in Europa (anche la coppa del nonno nel frigorifero di mia zia) ‘Karim the dream’ andrà a svernare in terra araba, seguito dal factotum Kantè e dall’ex Napoli Ospina. Pure Steven Gerrard ha preferito il caldo saudita alla pioggia inglese. Insomma, una fitta carovana di calciatori e allenatori europei, da qui alla fine del calciomercato, sbarcherà nell’ex Mesopotamia. Il tutto fa parte di un quadro ben preciso: la Saudi Football League, grazie ad un profondo mare di milioni, vuole attirare su di sé le attenzioni calcistiche globali. Non più presunti talenti brasiliani o argentini, ma autentici campioni dal palmares luminoso per aumentare l’appeal del campionato.

E se aggiungiamo anche la volontà dell’Arabia di prendersi i “Mondiali 2030”, il pacchetto è completo. Uno stato ultraricco, con possibilità illimitate, dopo aver ‘tarantolato’ ogni settore dall’economia alla tecnologia, vuole mettere le mani anche su quello calcistico. Difronte a questo strapotere economico, il pallone europeo non può nulla, se non altro rispondere con appeal centenario, tradizioni e tifo carnale. Nella battaglia a chi si ‘occidentalizza’ meglio, a sfidare l’Arabia ci provano gli USA. La MLS americana, infatti, grazie all’Inter Miami, si è aggiudicata un certo Leo Messi. Se da una parte l’exploit arabo è figlio del momento, dettato da ricconi che acquistano calciatori come fossero figurine, per la lega statunitense non si può parlare di moda passeggera. Dopo qualche anno di ‘spendi spandi’, intorno al 2010, la MLS ha iniziato un processo di crescita mirata e costante. Potenziamento di scuole calcio, vivai, masterclass con calciatori europei e restyling degli stadi. Il campionato americano è migliorato considerevolmente. Se l’operazione Benzema punta solo ad attirare futili attenzioni, l’acquisto di Messi, invece, potrebbe portare al salto di qualità alla MLS.

Usa Arabia
Messi all’Inter Miami (fonte Tuttosport)

Calcio arabo attento alla Cina. Upgrade MLS. E il pallone nostrano è sempre insuperabile?

Per quanto CR7 sponsorizzi la Saudi Football League e l’arrivo di Benzema porti qualche occhio europeo in più a seguire i match negli asfissianti stadi arabi, questo film sembra già visto. Vi ricordate la Cina? Non quella post-covid, ma quella pre-pandemia. Nel cuore dell’Oriente, già una decina d’anni fa, s’è tentata la scalata al calcio mondiale, simile a quella di matrice araba. E com’è andata a finire? Non bene. Tra campioni europei acquistati a peso d’oro, contratti faraonici e allenatori dal passato glorioso, come Capello, Lippi e Scolari, la Chinese Super League le ha provate tutte, eppure il risultato è stato negativo. Nonostante le vagonate di milioni, nessun agognato salto di qualità. I giocatori, al primo richiamo europeo, hanno preferito tornare a ‘casa base’ e il campionato cinese è ripiombato nella mediocrità. La mancanza di un vero sistema calcistico, capace di sorreggersi dopo che i riflettori portati dai calciatori famosi si sono spenti, ha di fatto bloccato sul nascere quella primordiale crescita.

Come può il calcio attecchire e autoalimentarsi in un Paese dove non viene praticato e nemmeno vissuto? Quanto accaduto in Cina, potrebbe accadere anche in Arabia, qualora la Saudi Football League non crei, attorno agli acquisti faraonici, una struttura calcistica valida. La MLS, in questa battaglia, ha il vantaggio di non sparare a zero. Ha creato un sistema con fondamenta che poggiano sul desiderio dei giovani di seguire le partite e magari diventare calciatori. Il trucco è tutto lì, porre le basi per sviluppare una coscienza calcistica sociale, come fatto per NBA e baseball. Gli americani in questo sono maestri. Certo, campioni come Messi in terra statunitense ci sono già passati. Nel secolo scorso, Pelè, George Best e Cruijff hanno calcato quei campi e nonostante il loro apporto, poco è cambiato da allora. Forse, però stavolta, c’è una maggiore convinzione collettiva che accompagna l’evoluzione della MLS. Intanto, il calcio europeo si fa forte della sua storia centenaria, fiero e convinto che chi ha fatto diventare il calcio una religione, non potrà mai essere declassato dai milioni sauditi.

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