Pallavolo, tante tesserate e poche allenatrici. Maurizia Cacciatori: “Mancano dei modelli”

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Alla luce di alcuni dati emersi sul numero delle allenatrici di volley (molto meno della metà) c’è un po’ di indignazione tra le atlete che hanno fatto grande la pallavolo. A dire la sua Maurizia Cacciatori che fa appello alla meritocrazia. “Chi assume un ruolo lo deve meritare. Ci sono molte donne preparate a farlo”

Pallavolo: quando l’eccezione conferma la regola

Su 26.674 allenatori di pallavolo, 16.537 sono uomini e 10.137 sono donne. Se le parole a volte le porta via il vento i numeri sono lì, concreti e matematici a dimostrare con fondatezza i fatti. La pallavolo “è uno sport femminile” finché non devi allenare. E quelle 10.137? Ci sono ma non assumono mai ruoli di comando nelle categorie maggiori A1 e A2, o addirittura la Nazionale. Infatti, Alessandra Campedelli è dovuta andare in Iran (che paradosso!) ad allenare la Nazionale femminile di volley. Certo ce ne sono anche altre: c’è la palleggiatrice italiana più vincente di tutti i tempi Manuela Benelli che dal 2010 allena nel settore giovanile. Monica Cresta che allena la Nazionale azzurra under 17. Ce ne sono, ma sono eccezioni che confermano la regola. E la regola vuole che le allenatrici donne sono come un tabù.

Notizia di questi giorni è che una delle allenatrici donne di una Nazionale di volley nel mondo era la cinese Lang Ping, allenatrice della nazionale cinese. Era, perché ha appena lasciato il suo posto di comando e al suo posto è arrivato un uomo Cai Bin. Infatti, questo muro che si mette tra le donne e il ruolo da allenatrici non è una questione italiana. Riguarda tutto il mondo. Così come racconta anche Maurizia Cacciatori, ex pallavolista italiana, opinionista televisiva per Sky Sport per la pallavolo femminile, giocava nel ruolo di alzatrice. “Ci sono molte colleghe preparate ma le panchine sono vuote. Soprattutto più si sale di gradino. E’ una forma cultura, una poca fiducia nel lasciare il posto di guida forse. E’ una mentalità che andrebbe scardinata, non riesco ad individuarne il motivo.

Pallavolo e Maurizia Cacciatori: “Se avessi 20 anni non farei l’allenatrice”

I dati sorprendono di più in uno sport come la pallavolo perché, al netto del fatto che non esistono sport maschili o femminili, conta un maggior numero di tesserate donne. Ma su ciò la Cacciatori ha un’idea ferma, ossia non sono gli uomini a fare ostruzionismo. Che le quota rosa siano la negazione del femminismo è un fatto ben chiaro. I ruoli si assumono di fronte al merito, questa è una cosa valida per tutti. Maurizia lo ribadisce. “C’è dispiacere perché molte donne potrebbero stare sulle panchine delle competizioni più elevate. E’ una questione di meritocrazia, chiunque lo merita deve crescere nella categoria professionale a cui appartiene. Sono preparate ma poi se si deve scegliere si prende un uomo. Ma non che gli uomini non vogliano le donne. Dipende anche dal curriculum che ovviamente gli uomini hanno perché storicamente occupano le panchine della pallavolo.

Così a mancare sono i modelli. Senza punti di riferimento precedenti una giovane non sceglie di seguire quella squadra. “Una giovane che vorrebbe allenare rinuncia subito all’idea perché sa che non avrebbe possibilità di una carriera brillante, qualora lo meritasse. Senza modelli le nuove generazioni non si spingono più di tanto.” E così ce ne sono sempre meno. “Io se avessi 20 anni non ambirei nemmeno a fare l’allenatrice per una questione di opportunità più limitate” racconta Maurizia. Oltre ad apprezzare il coraggio della Campetelli che è andata in Iran ad allenare la Nazionale, la Cacciatori si augura di vedere una donna almeno in un club di A1 ” Prendere una donna sarebbe anche un esempio per il futuro: bisogna iniziare per dare un punto di riferimento e incoraggiare le giovani”.

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