Mondiali di calcio femminile: lo sponsor è saudita. Iniziano le polemiche

Ultime notizie

Jannik Sinner: quando arriverà il numero 1?

Sul fatto che l'altoatesino sia destinato a diventare il...

MotoGP: a che punto è Marc Marquez?

Dopo i test di Valencia le aspettative erano altissime....

Superbike: cosa ci ha detto il primo round?

Il primo round della Superbike 2024 ha messo in...

Le nuove leve del tennis ATP: rivoluzione in atto?

Sono tanti i giovani tennisti che stanno raggiungendo i...

Superbike 2024: i big all’assalto di Bautista, ma attenzione ai rookie

Lo spagnolo cerca il tris dopo i titoli conquistati...

Share

A qualche mese dai mondiali di calcio femminile del 2023 in Australia e Nuova Zelanda è già polemica. La motivazione? Visit Saudi sembra candidato come sponsor del torneo.

Credits: Football Australia

Mondiale di calcio femminile 2023

Ci siamo occupati abbondantemente delle polemiche dovute ai mondiali di calcio in Qatar nel 2022. In un mondo globalizzato, tutti gli eventi di portata internazionale, e in particolare quelli di grande risonanza sportiva come i mondiali, hanno una connotazione politica. Dunque, ancora prima di parlare della manifestazione dal punto di vista prettamente calcistico, anche i mondiali di calcio femminile fanno parlare di loro in chiave polemica. La FIFA Women’s World Cup 2023 si terrà in Australia e Nuova Zelanda dal 20 luglio al 20 agosto 2023. Il torneo è stato inizialmente rimandato di un anno a causa della pandemia mondiale ma adesso è tutto pronto per la partenza. Tutto, o quasi. Scelto il pallone, individuati gli stadi, stilato il calendario, incontrati gli arbitri. In questi giorni (17-23 febbraio) si decidono anche le ultime partecipanti. Mancano soltanto gli sponsor.

I marchi certi, già comparsi sul sito ufficiale dedicato al torneo sono: Adidas, Coca Cola, Wanda, Visa, Xero e Globant. Questi brand e i loro loghi compariranno nel corso di tutto il torneo e sono stati scelti tramite una campagna lanciata dalla FIFA a fine 2021. C’è, però, un nome che fa discutere tra i candidati alla sponsorizzazione. Si tratta di Visit Saudi, l’ente che si occupa del turismo in Arabia Saudita. Bisogna precisare che in questa regione del Medio Oriente vige la sharia, ovvero legge sacra islamica desunta dal corano e da altre scritture religiose. Secondo le norme saudite la donna non ha gli stessi diritti dell’uomo e ha costantemente bisogno della supervisione e dell’approvazione maschile. È vero che si va verso una maggiore emancipazione (ad esempio, da qualche anno, le donne possono guidare). Tuttavia, la parità di genere è molto lontana.

FIFA Women’s world cup 2023 Australia e Nuova Zelanda

Le polemiche sulla sponsorizzazione di Visit Saudi

Alla notizia dell’accordo tra FIFA e Visit Saudi le federazioni calcistiche di Australia e Nuova Zelanda, in qualità di co-organizzatrici della FIFA Women’s World Cup 2023, hanno chiesto congiuntamente alla FIFA dei chiarimenti. I rispettivi presidenti si sono dichiarati preoccupati e delusi e hanno lamentato il fatto di non essere stati informati della partnership. Le due federazioni hanno appreso la notizia solo tramite l’analisi di un report mediatico. L’Arabia Saudita, tramite Visit Saudi, vorrebbe ripulire la propria immagine e in particolare, cancellare dall’opinione pubblica l’equazione: Arabia Saudita = assenza di diritti umani. Vorrebbe farlo, non tramite la legislazione, ma utilizzando il calcio femminile come mezzo. Infatti, al mondiale femminile di quest’anno è attesa una grande affluenza di pubblico e si prevede una costante attenzione mediatica. Molte voci di protesta si sono alzate, ricordando proprio la condizione della donna nella nazione mediorientale.

Tra queste voci c’è quella di Nikita White, attivista di Amnesty International in Australia che ha dichiarato: “La campagna del cosiddetto leader riformista Mohammed Bin Salman non è altro che una trovata pubblicitaria per cercare di diversificare l’economia. Le autorità saudite che sponsorizzano la Coppa del Mondo femminile sarebbero un caso da manuale di sportwashing“. Ha commentato la notizia anche un’autorità per il calcio femminile australiano: Kate Gill, autrice di quaranta gol con la nazionale australiana. L’ex calciatrice, attualmente rappresentante nel sindacato dei calciatori australiano, ha parlato al The Sydney Morning Herald. “Nel 2016 la FIFA si è impegnata a rispettare tutti i diritti umani riconosciuti a livello internazionale e a promuovere la protezione di tali diritti“. Ha poi aggiunto, però che “sfortunatamente, la FIFA ha costantemente dimostrato di non avere la volontà di rispettare gli impegni dichiarati e questo ha eroso la capacità del calcio di essere una vera forza positiva“.

spot_img