Home CURIOSITÀ La pazienza è la virtù di Adli

La pazienza è la virtù di Adli

(fonte corrieredellosport)

Da giocatore misterioso, oggetto non identificato, esubero ai margini, lentamente, con pazienza e dedizione, Adli si sta trasformando in un calciatore da Milan. Dopo oltre un anno nel club rossonero, avendo totalizzato un minutaggio che rasentava lo zero, finalmente il 23enne francese sta ottenendo spazio, fiducia e giusta posizione in campo. Può davvero rappresentare il presente e futuro del Milan?

Adli Milan
Adli (fonte footballnews24)

Impatto con la Serie A, panchine infinite e la pazienza come valore principe di Adli

Tocco di palla dolce e delicato, passaggi precisi, talento limpido, magari troppa lentezza, ma la stoffa c’è. Questo il bigliettino da visita che accompagnava Adli all’arrivo al Milan. Un bel trequartista, a tratti anche seconda punta, che avrebbe dato fantasia al gioco di Pioli. Di tutto questo cosa si è visto? Un bel niente, o meglio fino a qualche settimana fa nulla, poi, però, la luce del francese ha iniziato ad accendersi. Perché alla fine, nella storia di Adli tutto non va come dovrebbe andare, ma forse è proprio così che doveva andare. Bravo scacchi, da bambino ci sa fare eccome con le pedine in mano, va veloce anche in piscina e potrebbe fare carriera pure nel judo, ma niente di tutto questo farà parte della sua vita da grande. Ama il calcio alla follia, i suoi lo capiscono, ma lo avvertono: “Formazione ed impegno al primo posto, altrimenti non si va avanti”. Il nativo di Vitry-sur-Seine interiorizza al meglio questi valori e coltiva l’amore per il pallone. Lo prende il PSG.

Trafila dalle giovanili alla prima squadra. Poco spazio con i parigini, allora, intorno ai 19 anni, va al Bordeaux. Nella città del vino, trova fiducia e minutaggio per attirare attenzioni dei club europei. Di lui si accorge il Milan e crede nel suo talento. Sborsati 10 milioni e dopo qualche altro mese in Francia, Adli arriva in Lombardia con una valigia carica di belle speranze. L’impatto con la Serie A, tuttavia, è negativo. Minutaggio ultra-risicato, una presenza da titolare e poi solo 26 minuti in 6 mesi. Situazione che scoraggerebbe chiunque, ma non Yacine, che ha amato il Milan fin da subito e sa che il suo momento arriverà. Gli consigliano di andare altrove per giocare di più, ma lui non teme la panchina e con pazienza aspetta l’occasione. In estate la svolta. Pioli gli propone un ruolo da regista, lui prende a piene mani l’opportunità, ci si dedica anima e corpo. “Per questa società giocherei anche terzino” afferma e si fa trovare pronto, dimostrando di poterci stare in questo Milan.

Pirlo (fonte StileMilan)

Altri campioni hanno fatto fatica ad imporsi. Adli può prendersi davvero il Milan?

Va bene, c’è voluto l’infortunio di Krunic per vedere Yacine in campo, ma va dato atto al francese di essersi fatto trovare subito pronto, nonostante la pressoché nulla familiarità col campo. Adli, con pazienza e senza fare polemica, ha atteso la sua opportunità, sfruttandola a pieno. Più che positive le sue prestazioni nelle due partite da titolare e non era scontato, visto che con il soldatino Rade in quel ruolo, il Milan giocava parecchio bene. Nel match contro il Cagliari, manco fosse un regista navigato, Adli entra con merito in due gol e durante la sfida con la Lazio copre il campo, facendo girare la squadra alla giusta velocità. Prestazioni che magari non avranno fatto stropicciare gli occhi al mondo intero, ma di certo il 23enne ha mostrato di avere la stoffa per ricoprire quel ruolo, in poco tempo ha indossato al meglio l’abito da regista. Dice bene Pioli: “Ha interpretato questa posizione dal 10 luglio con disponibilità e voglia di migliorarsi. Queste prestazioni mi permettono di considerare Adli in quel ruolo”.

Ecco di cosa aveva bisogno Adli, di un po’ di considerazione, poi il resto vien da sé, d’altronde le capacità ci sono. Magari, fino ad oggi, gli era stato cucito addosso un ruolo che non gli apparteneva, un po’ come è accaduto a Pirlo. Prima dell’apogeo, l’ex fuoriclasse azzurro era stato imbrigliato nel ruolo di trequartista, ma Mazzone e Ancelotti hanno insistito nel fargli ricoprire la posizione di vertice basso e da lì è venuto fuori uno dei migliori centrocampisti al mondo. Non tutti i calciatori, infatti, si impongono nella posizione con cui sono cresciuti durante le giovanili ed allo stesso tempo non tutti esplodono presto. Centinaia gli esempi di gente arrivata ad alti livelli tardi, basti pensare a Diego Milito, Luca Toni o un campione del mondo come Fabio Grosso. Anche Adli potrebbe raggiungere il suo massimo tra qualche anno, sempre con la pazienza che lo contraddistingue. In altre parole, le basi per vedere il francese perno del ‘Milan presente-futuro’ ci sono tutte.

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