Josef Bican, il fenomeno che non si piegò ai totalitarismi

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Josef “Pepi” Bican potrebbe risultare sconosciuto ai più, ma la sua importanza ha pochi eguali nella storia del calcio. Attaccante rapido, forte fisicamente e con un senso del gol unico. C’è chi dice che abbia segnato 700 gol, chi dice che ne ha realizzati oltre 1400. Quello di cui siamo certi è che per l’Est Europa ha segnato un’epoca, l’epoca del “cinico”.

Ho sentito molte volte la teoria secondo la quale era più facile segnare ai miei tempi. Ma le occasioni erano le stesse anche cento anni fa e saranno le stesse anche tra cento anni. La situazione è identica e tutti dovrebbero concordare sul fatto che una occasione dovrebbe trasformarsi in un gol. Se avevo cinque occasioni facevo cinque gol, se ne avevo sette ne segnavo sette”. 

I primi anni di carriera

In un Austria che si appresta al terrore dal 1914 in poi, viene alla luce un bambino, di nome Josef Bican. Il padre di mestiere fa il calciatore e durante un violentissimo scontro di gioco si infortunò gravemente ai reni. Infortunio che lo strappò così dall’affetto dei cari a soli 30 anni. Josef e la madre si trovano da soli a dover portare avanti la famiglia. Lei è impiegata in qualche lavoretto part-time, lui è un bambino di 8 anni che gioca scalzo in strada con una palla di stracci. Si fa notare in una delle solite partitelle sotto casa e viene portato nelle giovanili dello Schustek prima e del Farbenlutz poi. Si dice che le due squadre pagassero 1 scellino per ogni gol realizzato, accordo non conveniente con uno come Josef.

A 18 anni mette gli occhi su di lui il Rapid Vienna offrendogli un contratto da 600 scellini, ottima cifra viste le condizioni dell’epoca. Due anni più tardi, nel 1933, fa il suo esordio con la maglia dell’ Austria, il famoso Wunderteam e l’anno dopo ancora partecipa ai mondiali italiani del ’34. Segna il gol decisivo nei quarti contro la Francia ma si arrenderà in semifinale agli Azzurri padroni di casa. Nel ’35 lascia il Rapid, con all’attivo 68 reti in 61 presenze, per accasarsi all’Admira Vienna dove continuò a vincere e soprattutto a segnare.

Josef Bican in azione

Tra Praga ed il record con le Nazionali

Nel 1937, con all’orizzonte l’ormai certa annessione, Anschluss, dell’Austria alla Germania di Hitler, Bican si trasferisce in Cecoslovacchia. Veste la maglia dello Slavia Praga e rifiuta di indossare la maglia tedesca. Prende la cittadinanza di quello che era il Paese in cui da bambino era solito trascorrere le vacanze, e nel 1938 fa il suo esordio in Nazionale con una tripletta alla Svezia. La parentesi ceca però durò meno del previsto. Dopo l’occupazione nazista della Cecoslovacchia, e la conseguente formazione del protettorato di Boemia e Moravia, Josef non vestì più la maglia della Nazionale. L’unica eccezione ci fu nel 1939 quando la Germania nazista affronta proprio il protettorato.

Un match a dir poco roboante, terminato sul risultato di 4-4 in cui Josef segna 3 gol per gli ospiti, diventando così l’unico calciatore a segnare con 3 nazionali diverse. Fin da subito idolo incontrastato della Cecoslovacchia e dello Slavia Praga. Realizza un totale di 516 reti in 285 partite con la maglia dei “Cuciti”, chiamati così perché nei primi anni di attività furono le madri dei calciatori stessi a cucire le maglie da gioco. La leggenda vuole che gli allenamenti della squadra fossero seguiti da molti tifosi. Il motivo è semplice, mentre il resto dei compagni era intento a svolgere lavoro aerobico, Josef prendeva 10 lattine, le posizionava sopra la traversa e le buttava giù una ad una. Uno show alla Ronaldinho, realizzato però con discreti anni d’anticipo.

Josef Bican rappresentato sulle monete della Repubblica Ceca

L’eredità

E’ stato un calciatore incredibile con numeri superiori a quelli di O’Rey, Pelè. Ha vissuto in un momento storico tragico e con poca visibilità, e il fatto di scappare, giustamente, dai regimi che ha incontrato lungo la sua vita non ne hanno favorito la fama anzi. Negli ultimi anni di carriera, il partito che comunista prese il potere in Cecoslovacchia, perseguitò lui e i suoi cari, pignorando diverse proprietà. Era talmente influente in patria, che il suo ritiro fu fatto passare sotto traccia per paura di rivolte popolari. Non fu nemmeno premiato in nessun modo o lasciato libero di godersi la meritata pensione. Fu mandato a lavorare in ferrovia come autista e successivamente come operaio.

Morì nel 2001 da uomo libero, come è sempre voluto essere ma senza i riflettori puntati. Quelli che probabilmente avrebbe meritato perché che siano 805 gol in partite ufficiali, come riconosce la FIFA, o 1405 contando anche le amichevoli, come riconosce l’IFFHS, nessuno nella storia di questo meraviglioso sport ha realizzato più reti di Josef ‘Pepi’ Bican.

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