Home CURIOSITÀ Fred Perry, da “Working class hero” a sinonimo di estremismo

Fred Perry, da “Working class hero” a sinonimo di estremismo

Come quasi tutti quelli nati in Inghliterra anche il tennis, in origine, era uno sport per gentleman. Solo chi proveniva da una famiglia di una classe medio-alta del ceto inglese dei primi del ‘900, poteva praticarlo. C’è stato però un intruso in quegli anni, Fred Perry, un nome noto ancora oggi principalmente per attività extra campo.

Un anziano Fred Perry a Wimbledon

La carriera di Fred Perry

Fred Perry nasce a Stockport, cittadina nei pressi di Manchester nel 1909. Il padre era un umile filatore di cotone, la cosiddetta working class. Prima del suo debutto nel tennis, Fred si laurea campione del mondo di Tennis da tavolo, vincendo il campionato del mondo del 1929 a Budapest. Negli anni successivi la passione per la racchetta aumenta sempre di più e il piccolo campo da ping pong ormai non gli basta. Nel 1934, al suo primo anno da tennista professionista, vince 3 grandi Slam, tra cui Wimbledon. Dal 1934 al 1936 vince tutto, rimanendo primo nella classifica ATP per tutti e due gli anni consecutivamente. Fred però come già detto nasce in una famiglia operaia e per questo non è stato mai ben accetto all’interno del circolo del tennis d’alto livello. Come ogni sport inglese che si rispetti, solo i gentiluomini possono praticarlo.

Già additato per le origini proletarie, Fred inoltre non era dotato di quell’etica borghese tipica dei gentleman. Era solito litigare con arbitri e avversari e per questo il suo rapporto con la madre patria non è mai stato idilliaco nonostante i suoi successi. Nel 1936, dopo il terzo trionfo a Wimbledon, lascia la Federazione britannica del tennis, per diventare un tennista professionista negli Stati Uniti. In Inghilterra oltre ad una selezione di “classe sociale”, non era possibile praticare sport a livello professionistico ma solo come hobby. Una visione molto diversa dal self-made man americano che premia invece le qualità in qualsiasi ambito, sportivo in primis. Fred Perry si ritira alla fine degli anni ’30 dopo aver vinto tutti e 4 i grandi Slam dell’epoca nel singolo, doppio maschile e doppio misto e la Coppa Davis. E’ ancora oggi il tennista britannico più vincente di sempre. Con il passare degli anni la popolarità di Fred oltremanica inizia a salire, sia perché la visione dello sport da gentiluomini inizia a scemare e sia perché nessun altro tennista britannico è mai riuscito a replicare le sue imprese. A coronamento della sua incredibile carriera, nel 1984 viene costruita una sua statua a grandezza naturale.

Il brand Fred Perry

Dopo aver appeso la racchetta al chiodo, ispirato dal successo avuto da Renè Lacoste, decide di fondare il suo personale marchio d’abbigliamento riscontrando un enorme successo ancora oggi. I capi Fred Perry sono stati negli anni “vittime” di episodi controversi. Inizialmente ideati come abbigliamento sportivo, si sono legati invece a gruppi politici di varia natura. Inizialmente utilizzata da gruppi politici di sinistra, che la indossavano come ripiego di una più costosa camicia, mantenendo però l’approccio visivo degno delle classi alte. Successivamente negli anni ’70 spopolano tra i gruppi modernist e soprattutto Skinhead e hooligans. Il successo avuto nei gruppi di estrema destra inglesi ha portato il capo d’abbigliamento ad entrare nell’identikit ufficiale per riconoscere i membri dei gruppi.

La polo è stata esportata come tratto distintivo anche negli Stati Uniti dopo la salita alla Casa Bianca di Ronal Raegan. A cavallo tra gli anni ’90 e 2000, il marchio diventa sinonimo dello stile british, capeggiato da band pop-rock come gli Oasis, che mantengono questa idea di rivalsa, tipica dei gruppi skinhead, eliminandone però la parte intollerante. Al giorno d’oggi questi gruppi organizzati sono tornati con forza nella quotidianeità britannica, rifacendosi ai gruppi dei primi anni ’60. Per trovare un punto in comune tra tutti gli iscritti a questi, si opta nuovamente una polo Fred Perry nera con i bordi gialli, utilizzata proprio come divisa ufficiale. Così nel 2020 il marchio ha fatto un passo molto incisivo per la lotta verso questi gruppi, togliendo dal mercato proprio quella polo.

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