Con cinque finali di Champions giocate, e la vittoria di almeno uno dei campionati europei più importanti (Liga, League, Bundesliga, Serie A, Premier League), Carlo Ancelotti è il più grande di tutti. E il 28 maggio vola a Parigi a caccia della quarta Champions League (da tecnico) contro il Liverpool
Carlo Ancelotti: da perdente a imperatore d’Europa
C’è chi lo chiama Re Carlo, chi lo ha definito Re delle Coppe. A sfogliare la rassegna stampa di oggi ci si imbatte in un plauso condiviso nei confronti di Carlo Ancelotti. L’allenatore italiano ha conquistato ieri sera contro il City (vittorioso all’andata) la sua quinta finale di Champions League. Una grande rimonta del suo Real dopo la sconfitta per 3 – 1 dell’andata.
Questo numero aggiunge un nuovo record ai già esistenti per Ancelotti: è il tecnico ad aver giocato più finali di Champions. Ha superato Marcello Lippi, Alex Ferguson, Jürgen Klopp, tutti con 4 finali a testa. Così il 28 maggio partirà per Parigi con i Blancos per incontrare il Liverpool. Una partenza che è un film già visto, anzi vissuto, per Re Carlo: altre 3 volte come allenatore (due con i rossoneri e un’altra con il Real) e ben due anche da giocatore. Un’abitudine per un allenatore vincente. Stando ai numeri.
E pensare che era stato definito il perdente. Oggi nessuno lo ricorda eppure accadeva, fino al 2003. Precisamente fino al 28 maggio del 2003. Data che segna l’inizio della sua rivalsa. Una fama, fino a quel momento, caratterizzata da zero titoli con un Parma che all’epoca era forte nel campionato italiano. A poco era valso giocare i gironi di Champions League. La stagione finì senza risultati. Eppure già a 43 anni, il tecnico di Reggiolo, poteva vantare una promozione in seria A con la Reggiana alla sua prima esperienza come allenatore. E anche una Intertoto con la Juventus. Con i bianconeri raggiunse due secondi posti. Qui non venne mai amato dalla tifoseria. Causa: un passato milanista e romanista da calciatore e l’esser venuto dopo a Marcello Lippi. Fu proprio contro la Juve, tra l’altro, che firmò la sua rivalsa, in finale di Champions, quel famoso 28 maggio di 19 anni fa.
La stagione dei record
E’ un dei bivi della sua vita: la vittoria contro la Juve in finale di Champions. Fu la prima di tre Champions vinte. E la sua rinascita. Egli stesso dichiarò “Ora non sono più un perdente”. In effetti da lì è diventato la stella d’Europa. Senza spocchia ma con sorriso sulle labbra, una capacità di gestire, ancora prima di allenare, che a Milanello riconoscono come il segreto del suo successo. Un leader silenzioso ma neanche troppo. Canta, beve, ride, con i giocatori. E’ allo stesso livello, ma con personalità. La stessa personalità umana mostrata dopo la semifinale contro il City: in lacrime ha abbracciato suo figlio Davide. Leader per antonomasia, la sua storia parla per lui. Infatti, ha superato, a numero di finali, Sir Alex Ferguson, un mito del calcio mondiale, Miguel Muñoz, che negli anni ’60 guidava il Real Madrid di Di Stefano e Puskas. Ha superato anche il suo prossimo avversario, Jürgen Klopp.
Avversario peraltro che ha già incontrato varie volte. Il 28 maggio Sir Carlo allo Stade de France incontra i Reds per la terza volta in finale. Va a caccia della sua sua quarta Champions da tecnico per completare la stagione dei record.
Le cinque finali non sono infatti l’unico risultato eccellente ed unico raggiunto.
Il Real Madrid ha infatti vinto anche la Liga quest’anno. Così è diventato il primo allenatore della storia a vincere almeno un campionato nelle prime cinque leghe europee più importanti. Li ha vinti con Milan, Chelsea, Psg, Bayern e Real Madrid. Ed è diventato, dopo 18 anni di carriera, non solo Re Carlo, Re delle Coppe, ma imperatore d’Europa. Il più grande della storia del calcio. Orgoglio tutto italiano.