Le semifinali di Champions League ci hanno regalato un vero e proprio scontro generazionale tra Carlo Ancelotti e Pep Guardiola. Due allenatori che, pur contraddistinti da filosofia calcistiche profondamente differenti, hanno lasciato un segno indelebile nel mondo del calcio. Questa volta il pragmatismo di ‘Carletto’ si è infranto contro lo strapotere del City di Pep.
Ancelotti e Guardiola, due generazioni a confronto tra pragmatismo e visione
In semifinale ha trionfato la visione di Pep che ha avuto la meglio sull’esperienza e il pragmatismo di Ancelotti. Quella tra Real Madrid e Manchester City è stata, di fatto, una finale anticipata, ricca di incroci e duelli straordinari. L’anno scorso il Real aveva beffato i citizens ma, con l’arrivo di Erling Haaland a Manchester, il vento è cambiato. Se pur il bomber norvegese si sia infranto contro il muro alzato da Courtois, il DNA del Real Madrid questa volta non è riuscito a venir fuori. Il City ha spezzato quella connessione quasi mistica tra il Real e la Champions League. Guardiola ha creato una squadra a sua immagine e somiglianza. Già dai tempi del Barcellona aveva sperimentato l’utilizzo del falso nove, inventando un nuovo ruolo a Leo Messi, e negli anni ha proseguito su questa linea. La sua celebre frase “Il mio centravanti è lo spazio” l’ha accompagnato nel corso della carriera, portandolo a vincere numerosi titoli.
Quest’anno anche lui si è ‘arreso’ al centravanti, inserendo Haaland al centro del suo scacchiere. La sua idea di un calcio basato sul dominio del gioco è stata adattata, in funzione di un finalizzatore straordinario, capace di realizzare 52 gol in stagione. Esiste un prima e un dopo Guardiola. Pep ha rivoluzionato il mestiere dell’allenatore, aprendo nuovi orizzonti ancora inesplorati prima di lui. Ha creato una macchina perfetta, caratterizzata dal predominio territoriale e dal controllo costante del pallone. Un’idea di aggressione totale, di riconquista immediata della palla e di continue rotazioni di uomini per aprire varchi apparentemente inesistenti. Dopo una semifinale d’andata, terminata 1-1, in cui ancora una volta la visione di Pep sembrava essersi infranta contro il muro dei blancos, al ritorno il dominio dei citizens si è rivelato schiacciante e totale. In campo si è vista un’orchestra semplicemente perfetta, coordinata in ogni singolo passaggio e con uno spartito già interamente scritto che ha portato ad un travolgente 4-0.
La concretezza di ‘Carletto’ si arrende alla genialità di Pep: in finale ci va il Manchester City
Alla vigilia della semifinale i giudizi erano contrastanti. Da una parte la squadra più grande della storia del calcio, il Real, dall’altra la più devastante del momento, il City. La gigante storia dei blancos questa volta non è bastata. Spesso Ancelotti è stato criticato per la sua proposta calcistica non particolarmente entusiasmante in termini di gioco. ‘Carletto’, però, ha sempre risposto con i risultati, trionfando anche nell’ultima edizione della Champions, dopo aver spazzato via in fila Psg, Chelsea, City e Liverpool. Un allenatore pragmatico, che va dritto al sodo. Un gestore straordinario che è riuscito a ottenere un rispetto sconfinato da campioni del calibro di Modric, Kroos, Benzema, Vinicius, ma che ha anche lanciato tanti giovani senza timore: da Rodrygo a Camavinga, da Tchouameni ad Alvaro Rodriguez. Ancelotti è stato geniale a suo modo, riscrivendo ancora una volta la storia del club madrileno. Questa volta, però, l’impeto degli avversari è stato inarrestabile anche per un ‘maestro’ del suo calibro.
Ha vinto la genialità che, in questa circostanza, si è rivelata superiore alla concretezza. Guardiola ha progettato una creatura meravigliosa, perfezionandola nei minimi dettagli, con l’obiettivo di spazzare via qualunque avversario. Il Manchester City ha colpito ripetutamente il Real Madrid, mettendolo ko in breve tempo, senza alcuna possibilità di reazione. Anche con il Bayern Monaco aveva fatto la stessa cosa e adesso proverà ad alzare la prima Coppa dei Campioni della sua storia. Di fronte ci sarà l’Inter di Simone Inzaghi che dovrà tentare l’impresa titanica contro la squadra più devastante del pianeta. Certamente quello che si è visto all’Etihad Stadium è un calcio futuristico, estetico ma allo stesso tempo efficace, che è riuscito a far crollare anche la regina della Champions.