È tra le società migliori nello scoprire e valorizzare giovani talenti. Acquistare potenziali fenomeni a prezzi di saldo, svezzarli, farli crescere e venderli a cifre stellari. Questo il dogma del “calciomercato Benfica”. Con la recente vendita record di Enzo Fernandez al Chelsea, è la regina della sessione invernale. Oltre a ‘mister 121 milioni’, tanti altri sono i giocatori venduti a peso d’oro. Qual è il segreto del Benfica?
Joao Felix, Enzo Fernandez e Ruben Dias. La pazienza nell’aspettare i giocatori. Calciomercato in stile Benfica
Nel calcio di oggi c’è chi spende cifre trascendentali, chi centellina con oculatezza ogni tipo di risorsa e poi c’è il Benfica, a furor di popolo, una delle migliori società nelle operazioni di calciomercato. A confermare questo status, basta e avanza l’ultimo affare, il passaggio di Enzo Fernandez al Chelsea, ufficializzato sul gong della sessione invernale. Il giovane talento argentino, protagonista al Mondiale con Messi e compagni, arriva a Stanford Bridge per 121 milioni. Una cifra assurda se si pensa che soltanto sei mesi fa, il Benfica lo aveva pagato 18 milioni dal River Plate. Plusvalenza ‘monstre’ per i lusitani, che, per l’ennesima volta, sono stati capaci di chiudere un affare ‘extralusso’. Negli ultimi anni, la società portoghese ha portato a termine tante operazioni impeccabili di calciomercato, figlie di una progettualità pressoché perfetta e di un lungimirante utilizzo delle risorse e dello scouting.
La capacità della squadra portoghese di fare calciomercato non la scopriamo con l’affare Enzo, ma andando a ritroso, tante sono le operazioni che hanno fatto del Benfica la ‘regina delle plusvalenze’. Come dimenticare Joao Felix, cresciuto nel vivaio delle ‘aquile’, sbocciato tra i grandi ed acquistato a peso d’oro dall’Atletico Madrid per 127 milioni. Guardando all’estate scorsa, d’obbligo citare Darwin Nunez, preso dal Benfica a 20 e rivenduto al Liverpool ad 80. Altro giro altra corsa ed altra plusvalenza record, stavolta con Ruben Dias. Il centrale portoghese, cresciuto nella cantera lusitana e subito messo in prima squadra, è stato acquistato dal City di Guardiola a 71 milioni. Senza dimenticare il portierone Ederson, Witsel acquistato a ‘due spicci’ e venduto per 40, Lindelof, il buon vecchio Di Maria, Matic, Jovic e la punta Jimenez. Altri gioelli del vivaio protagonisti di grandi plusvalenze sono anche Semedo e Renato Sanches.
Valorizzare il vivaio, investire su osservatori e talent scout. Benfica regina delle plusvalenze
Le Aquile sanno fare mercato, non ci sono dubbi. Non sbagliano un colpo. Potenziali fenomeni acquistati a prezzi vantaggiosi e canterani portati subito in prima squadra. Con pazienza vengono fatti crescere e poi rivenduti a cifre stellari. È la politica del Benfica. Ma perché questo sistema, all’apparenza semplice e banale, funzione così bene? Innanzitutto la società lusitana ha una progettualità da far invidia ai colossi del calcio: obiettivi chiari e traguardi fissati per i prossimi anni. In secondo luogo il vivaio solido, tra i migliori d’Europa. A seguire, una struttura interna in continuo aggiornamento e rete di osservatori diffusa su tutto il ‘globo terracqueo’ che ‘manco la CIA’. Insomma, lo scheletro delle aquile è ben piazzato e autosufficiente. Il Benfica non sperpera denaro, andando in rosso e poi cercando di rattoppare come fanno tanti. Il Benfica crea business, si autofinanzia. E’ un’autentica azienda che vende quello che produce. D’altronde lo sport moderno è questo, autosostentamento.
Fanno da eco le parole di Soares de Oliveira CEO del Benfica: “Dipendiamo da vendita e scambio di giocatori. Il sistema è semplice, abbiamo calciatori di talento della cantera o acquistati all’estero, li valorizziamo e produciamo entrate per sostenere il vivaio e tutte le spese societarie. Siamo consapevoli che a fine stagione i migliori partono. Poi dobbiamo essere bravi ad acquistarne di altri potenzialmente utili”. Una struttura ad anello che ha fatto del Benfica la ‘regina delle plusvalenze’, talmente brava che potrebbe dare lezioni a molti. Oltre alle operazioni sopracitate, ci sono altre centinaia di affari minori che permettono ai lusitani di far cassa. La struttura ha fondamenta solide, grazie anche all’operato del suo Presidente Manuel Rui Costa, uno che di calcio ne capisce. L’ex trequartista di Milan e Fiorentina, in carica dal 2021, prima ha ricoperto il ruolo di direttore sportivo (per 15 anni), poi, come numero uno del club, ha rafforzato il sistema creato dal suo predecessore Vieira. Con Rui Costa il Benfica ha compiuto un ulteriore upgrade, migliorando la cantera, lo scouting e attirando su di sé molti sponsor esteri, che mai prima d’ora si erano interessati al calcio portoghese.